"Sconto" ai balneari. Decreto taglia del 4,5% i canoni marittimi 2024. È l’adeguamento Istat

L’atto preso a dicembre viene a galla adesso e riguarda tutto il demanio. L’anno scorso però c’era stato l’aumento improvviso di un quarto:. un maxi rincaro bocciato dal Consiglio di Stato. Ma molti hanno pagato.

"Sconto" ai balneari. Decreto taglia del 4,5% i canoni marittimi 2024. È l’adeguamento Istat

"Sconto" ai balneari. Decreto taglia del 4,5% i canoni marittimi 2024. È l’adeguamento Istat

La bagarre politica sulla Bolkestein, sulle aste dei bagni e sui i canoni demaniali esigui si arricchisce di una novità all’apparenza stupefacente. Con l’adeguamento all’indice dei prezzi Istat che viene fatto ogni anno, il Ministero delle infrastrutture ha decretato per il 2024 la riduzione del 4,5 per cento di ogni tariffa per ogni tipologia di utilizzo dei beni pubblici: non solo bagni, ma anche strutture portuali.

Dopo un anno che ha visto qualsiasi cosa rincarare dal 6 al 20% a parte i carburanti, rimane un mistero da ministero capire come l’indice dei prezzi applicato ai canoni concessori sia il 4,5% in meno. Senza contare il fatto che quando l’Istat dice che l’inflazione rallenta, in realtà spiega che il rincaro prosegue ma con minore accelerazione: dal cambio della Lira con l’Euro nel 1998, quando miracolosamente in pochi giorni quel che costava mille lire raddoppiò in un euro (1.936,27 lire), una diminuzione dei beni di largo consumo per le famiglie degli operai (come diceva una volta la vecchia Istat) non è mai avvenuta. Ma dei canoni sì, essendo stati ribassati più volte come si evince dalle tabelle ministeriali che, allo stesso modo, partono dal 1998.

Canoni ribassati, ma non tra il 2022 e il 2023 quando il Ministero li aumentò improvvisamente del 25%. è vero che il Consiglio di Stato ha bocciato quel maxi aumento, ma in realtà per non farselo addebitare ogni balneare avrebbe dovuto fare un ricorso personale e non di categoria – dicono le associazioni – ragio per cui i più hanno accettato di pagare. "Sono anni – rammenta l’ex presidente viareggino dell’Assobalneari Pietro Guardi – che chiediamo ai governi di aumentare i canoni delle spiagge. Il problema non è quello".

Il problema infatti è il decreto concorrenza del governo Meloni, insieme alla lettera di richiamo della Commissione Europea che vorrebbe le aste al più presto, proprio mentre l’Europa s’avvia a rinnovare il Parlamento Europeo. Tra politici che si stracciano le vesti contro i privilegi, e altri che giurano di difendere l’economia turistica balneare.

Nella polemica entra anche l’ex sottosegretario Massimo Baldini, coordinatore di Progetto Italia: "Applicare la Bolkestein sugli ambulanti e i concessionari balneari copre di ridicolo non solo i burocrati dell’Ue ma anche chi afferma che la concorrenza si realizza togliendo i banchi agli ambulanti e gli stabilimenti balneari agli attuali concessionari. In realtà si vuole realizzare un vero e proprio esproprio a danno di migliaia di famiglie, e consentire che altri si impadroniscano delle aziende create da imprenditori italiani. La minaccia di esproprio ha bloccato tutti gli investimenti e si finirà per introdurre un nuovo assetto normativo che prevede l’esercizio di un’azienda con un assurdo limite temporale. Con sfruttamento delle strutture esistenti, nessun investimento per migliorarle, e l’inevitabile degrado".

Intanto le piccole imprese tremano, ma i bagni nelle aree di prestigio vengono venduti a grandi alberghi o imprese che stanno differenziando l’ambito di attività. Evidentemente c’è chi non teme proprio le eventuali aste. Comunque, se un decreto di metà dicembre viene alla ribalta per l’Epifania, si può anche annusare il fumus della polemica a orologeria.