Quella caduta nel dirupo al termine della discesa del Monte Oppio nel pistoiese poteva essere evitata. La morte di un giovane campione da molti definito "il dopo Pantani", ma soprattutto la fine della vita di un ragazzo di appena venti anni, dopo 841 giorni di agonia, poteva essere evitata. A dirlo saranno le motivazioni della sentenza di condanna, pronunciata ieri pomeriggio nel tribunale di San Mercuriale, al termine di una breve camera di consiglio, dal giudice Pasquale Cerrone.
Intanto, per la morte di Michael Antonelli, campione di San Marino, tesserato per la Mastromarco Sensi Nibali di Lamporecchio sono state individuate le prime responsabilità: quella di Gian Paolo Ristori, 82 anni, di Firenze, presidente della As Aurora, società organizzatrice della gara, condannato a due anni, e quella del direttore di gara Rodolfo Gambacciani 72 anni, di Prato, condannato a un anno e otto mesi (riconosciute per entrambi le attenuanti generiche, pena sospesa).
L’accusa, omicidio colposo: nei rispettivi ruoli avrebbero dovuto provvedere alla segnalazione della pericolosità di quella curva, cieca e stretta. Quel giorno, il 15 agosto del 2018, sulla Regionale 66 a Limestre, durante la Firenze-Viareggio – tradizionale corsa ciclistica di Ferragosto – , il giovane atleta si trovò davanti all’improvviso una porzione di strada di 28,60 metri, senza alcuna protezione, che i due imputati invece avrebbero dovuto attrezzare con dispositivi di sicurezza.
La presenza di addetti con un fischietto o una barriera di protezione avrebbero potuto salvare la vita di Michael, che invece volò letteralmente con la sua bici nel dirupo. Il giudice Cerrone ha condannato entrambi gli imputati al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva nei confronti dei famigliari di Michael: 300mila euro per la madre Marina Mularoni, 170mila per il fratello di Michael, Mattia, e 140mila per il padre Luca Antonelli, oltre al pagamento di 5mila e 289 euro di spese per le parti civili.
Respinta invece la richiesta diretta di risarcimento danni per la Unipol Sai, compagnia assicuratrice riconosciuta come responsabile civile e ieri rappresentata in aula dall’avvocato Lorenzo Cannata in sostituzione dell’avvocato Claudia Bechi.
Michael Antonelli aveva appena 20 anni quando morì, il 3 dicembre del 2020, per insufficienza respiratoria acuta da Covid in un soggetto ormai fragile, dopo quelli che sua madre Marina ha descritto come 841 giorni di agonia, tra ricoveri continui. Dopo l’incidente il giovane atleta aveva riportato un importante trauma cranico e lacerazioni polmonari. Un inferno lento, fino a quel 3 dicembre 2020.
Martina Vacca