PAOLO DI GRAZIA
Cronaca

L’armatore russo non paga. Sequestrato superyacht

A maggio una ditta di Viareggio aveva effettuato il ripristino della sala macchine, poi la partenza per una lunga crociera senza saldare il conto di 150mila euro

Alalya, lo yacht di 47 metri, finito sotto sequestro a Salerno

Alalya, lo yacht di 47 metri, finito sotto sequestro a Salerno

Viareggio, 29 agosto 2023 - L’armatore di un lussuoso yacht di 47 metri si è fatto tutta l’estate in vacanza fra Costa Azzurra e Sud Italia. Nulla di male se non fosse che, secondo l’accusa, non ha pagato la ditta che a maggio aveva effettuato il totale ripristino della sala macchine. Ed è per questo motivo che il tribunale di Salerno, competente territorialmente, ha disposto ieri mattina il sequestro dell’imbarcazione accogliendo così in toto l’istanza presentata dall’avvocato Tommaso Bertuccelli che ha agito per conto di un’azienda di motori navali che ha sede a Genova, con succursale a Viareggio.

Ed era stata proprio la succursale viareggina ad aver effettuato lo scorso maggio i lavori di ripristino della sala macchina della Alalya, lo yacht di 47 metri battente bandiera dell’isola polinesiana di Tuvalu e costruito nei cantieri Isa di Ancora di proprietà della Alalya Holding Limited con sede alle isole Cayman. Società che fa capo a un magnate russo.

Secondo le ricostruzioni fatte dall’avvocato Bertuccelli la società proprietaria avrebbe pagato un piccolo acconto all’azienda viareggina senza poi saldare il conto totale di circa 150 mila euro. Nel frattempo lo yacht è stato in Costa Azzurra, poi a Marina di Stabia che ricade nel comune di Torre Annunziata e infine a Marina degli Arechi nella costa amalfitana, dove è stata fermata.

Il giudice Andrea Luce del Tribunale di Salerno ha accolto pertanto l’istanza di sequestro preventivo dello yacht avanzato dall’avvocato Bertuccelli e ha fissato l’udienza con la controparte per il 31 agosto. Nel frattempo lo yacht resta fermo nel porto di Marina degli Arechi con i sigilli che ieri mattina hanno apposto gli uomini della Capitaneria di Porto di Salerno. Il giudice pertanto ha ritenuto che il credito vantato dalla società viareggina "sia sostenuto "da adeguato fumus di buon diritto poiché fondato su fattura regolarmente emessa e su documentazione relativa all’esecuzione del contratto oltre che sulla corrispondenza intercorsa con il capitano della nave.

Su queste basi e considerando il rischio che lo yacht potesse partire verso altre mete anche all’estero, il giudice ha disposto il sequestro conservativo dello yacht intimando al comandante di non far ripartire l’imbarcazione senza ordine del giudice.