Seravezza (Lucca), 6 agosto 2019 - Le parrocchiane hanno sgranato gli occhi quando hanno trovato appesa in chiesa quella singolare richiesta di generosità: per sostenere i lavori di rifacimento dei luoghi di culto a Seravezza, ogni famiglia sarà tenuta a contribuire con mille o 2mila euro. Altrimenti «alcune chiese sarà meglio venderle». A lanciare quell’appello scritto è stato proprio il parroco, don Luca Volpi, che nel volantino ha allegato i dettagli dell’iban per il bonifico alla parrocchia, come «dovere cristiano», "visto che poi non siamo così poveri, dato che compriamo l’auto nuova e c’è chi va in crociera".
"Sono iniziati i lavori al tetto della chiesa di San Giovanni a Riomagno e quanto prima cominceranno anche quelli alle altre chiese della nostra unità parrocchiale – comincia così il messaggio – la chiesa è un bene per tutti e per questo mi aspetto molta generosità: per esempio 1000/2000 euro a famiglia, e chi non può permetterselo sarà compensato da quanti hanno maggiori possibilità e possono pagare per gli altri. Certamente dobbiamo ricordarci sempre dei più poveri. Infatti questa richiesta di contributi è ‘una volta ogni tanto’ perchè condizionata da eventi passati e aperta al futuro prossimo. Comunque secondo la tradizione biblica – ammonisce il parroco – ciascuna famiglia sarebbe tenuta, ogni anno, ad offrire la decima parte del suo reddito per il tempio, mentre tra i precetti della comunità cristiana, c’è il dovere di donare quel che serve alle necessità della comunità e dei poveri".
"Vista l’attuale situazione economica – analizza il parroco nella pubblica missiva – non di miseria, ma neppure sufficiente a mantenere tutte le strutture liturgico-pastorali ereditate dal passato, dovremo scegliere se mantenere i beni immobili o abbandonarli (alcune chiese saranno chiuse e sconsacrate): forse è meglio venderle, per quanto possibile. Occorrono decisioni coraggiose, personali e familiari, sociali ed ecclesiali: consapevoli che, nel progetto di Dio, è umano, quindi liberamente doveroso e liberante ‘procurarsi l’onesto con il lavoro delle proprie mani, per avere da elargire a chi si trova in necessità’. E non è vero che noi siamo i più poveri, se ci possiamo permettere o l’auto nuova o la seconda casa, la settimana bianca o la crociera, magari di spendere centinaia di euro per le vacanze".
Francesca Navari