di Tommaso
Strambi
"Si rappresenta che il nominato in oggetto (Gianluca Paul Seung, ndr) è stato denunciato da personale di quest’Ufficio UPGS in data 30 marzo ultimo scorso. Preme segnalare che il soggetto durante la permanenza in questi uffici ha manifestato evidenti segni di squilibrio". Inizia così la pec inviata lo scorso 4 aprile (benché la lettera contenga un evidente refuso nella data messa in alto, come si evince dalla firma digitale contenuta nella parte bassa del documento). Errori marchiani e banali in questa drammatica storia che di errori ne ha molti e di ben più gravi.
Ma è solo il primo di un cortocircuito (è questa la parola più appropriata) che tra la fine di marzo (quando Gianluca Paul Seung si presenta all’interno degli uffici della Questura di Lucca) e il 22 aprile quando, secondo l’accusa massacra (forse con un mattarello o con un Hilmocho Nunchakus usato nelle arti marziali) la dottoressa Barbara Capovani nell’area adiacente il reparto di psichiatria dell’ospedale Santa Chiara di Pisa.
Già, perché dal momento che Seung "ha manifestato evidenti segni di squilibrio" (come dichiara la dirigente dell’Upgs) nessuno lo ha fermato? Perché ha continuato a girare libero (nonostante fosse gravato da una misura di "libertà vigilata")? E perché, come si riporta nella pec indirizzata al Comune di Viareggio e per conoscenza all’Usl Toscana Nord Ovest “Ospedale Versilia“ e al Commissariato della Polizia di Stato di Viareggio, la stessa dirigente non richiede un trattamento sanitario obbligatorio? Forse perché, leggendo ancora il testo della missiva, si scopre che, al di là "del modo bizzarro di vestire (ciabatte, copriorecchie rosa brillante)" e nel descrivere "situazioni inverosimili e paradossali", l’unica azione molesta era quella di "pretendere di essere ricevuto". Oltre a tenere, costantemente, "una mano nella tasca del giaccone senza voler mostrerne il contenuto" (risultato poi essere, da un controllo, una bomboletta di spray urticante)?
A leggere le conclusioni della lettera sembrerebbe proprio così. La dirigente, infatti, annota: "alla luce del suo comportamento pericoloso e recidivo si chiede di valutare un accertamento sanitario per valutarne le condizioni di salute e l’adozione di eventuali necessari od opportuni provvedimenti". Da qui, appunto, l’invio della pec al Comune di Viareggio. L’adozione di un Tso, infatti, così come prevedono gli articoli della legge 833 del 1978, è "un provvedimento che viene emanato dal sindaco" sulla base di due certificazioni (una proposta formulata da un primo medico, che valuta le condizioni del soggetto, e un parere di un medico della ASL, al quale spetta l’eventuale convalida della proposta).
Così, non appena ricevuta la pec dalla Questura, l’amministrazione comunale di Viareggio l’ha "subito inoltrata" agli uffici competenti, vale a dire quelli della Asl (per altro, come abbiamo visto, già informata con la stessa pec dalla Questura). E qui emerge un primo buco nero: Gianluca Paul Seung, nonostante i trascorsi sanitari, non ha un medico di base che possa redigere la prima certificazione necessaria. L’incartamento quindi, a questo punto, passa all’autorità sanitaria. Ma nessuno – stando agli atti che La Nazione ha potuto visionare – firma le due certificazioni (previste dalla legge) necessarie al sindaco per emettere il provvedimento di Tso.
Che fa l’Usl? Secondo quanto riferiscono dalla direzione generale da noi interpellata, "la segnalazione – in cui si raccontavano i fatti e si chiedeva di effettuare ulteriori accertamenti sulla persona – non era passata assolutamente inosservata: era stata inoltrata subito ai vari Enti interessati per sollecitare la nomina dell’amministratore di sostegno, fondamentale per eseguire accertamenti sulla persona, vista la sua contrarietà agli stessi".
Ma a chi spetta la nomina dell’amministratore di sostegno? Al giudice tutelare del Tribunale di Lucca che, in effetti, come confermano sempre dalla direzione generale dell’Azienda Usl Toscana Nord Ovest, "una settimana dopo quella segnalazione, il 13 aprile era stato nominato come amministratore di sostegno un legale, che però poi ha rifiutato la nomina, come altri successivamente".
Nessuno, quindi, si prende carico di Seung? Non proprio. La Polizia Municipale di Viareggio non lascia nulla di intentato e si presenta nell’abitazione dell’uomo a Torre del Lago. Suonano. Lui apre, ma appare tranquillo, nessun segno di squilibrio. Così agli agenti non resta che salutarlo. Anche perché non sono certo in grado (e non li è nemmeno richiesto) di sapere leggere la mente di un paziente che la dottoressa Capovani nel 2019 aveva definito come affetto "dai disturbi narcisistico, antisociale, paranoico", ma "totalmente consapevole delle proprie azioni". Seung, in fondo, è sempre stato descritto dagli psichiatri che lo hanno avuto in cura nel corso degli anni, "come un soggetto capace di simulare e dissimulare". Proprio come fece alla Questura di Lucca il 30 marzo scorso e davanti agli agenti della polizia municipale di Viareggio. Salvo, poi, salire su un treno a Torre del Lago scendere alla stazione di San Rossore a Pisa, raggiungere il vicino ospedale di Santa Chiara e attendere per due giorni che uscisse la dottoressa Capovani. E colpirla ripetutamente alla testa e al volto fino a massacrala. Cancellando, forse, nel suo delirio i mostri che affollavano la sua mente. Un cortocirucito da qualunque angolazione lo si guardi.