Lucca, 18 dicembre 2020 - Operazione della polizia di Stato di Lucca contro lo sfruttamento della prostituzione di giovani donne cinesi e il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: Quattro indagati e altrattanti appartamenti sottoposti a sequestro preventivo. Nei comuni di Lucca, Viareggio e Pietrasanta gli agenti hanno eseguito questa mattina 7 perquisizioni delegate dalla procura della Repubblica di Lucca. Gli investigatori della squadra mobile e del commissariato di Forte dei Marmi hanno denunciato 4 persone e sottoposto a sequestro preventivo, disposto dal gip presso il Tribunale di Lucca, 4 appartamenti, due a Lucca uno a Pietrasanta ed uno Viareggio, dove era esercitata la prostituzione.
L'indagine, è nata sulla base di indagini della squadra mobile e del commissariato di Forte dei Marmi, contestualmente: la prima sui due appartamenti di Lucca, il secondo su quelli di Viareggio e Pietrasanta. Solo in seguito al raccordo investigativo tra i due uffici è emerso il filo comune, che ha portato i poliziotti ad identificare una donna cinese di 43 anni, residente a Lucca, dedita alla gestione e allo sfruttamento della prostituzione di donne connazionali nella provincia. A coadiuvarla, un lucchese di 65 anni di Sant'Anna, con lei convivente, "del tutto asservito alla donna e agli affari di lei", come si spiega in una nota della polizia.
Gli investigatori hanno poi scoperto che la cinese aveva delegato la gestione di due appartamenti di Lucca ad un connazionale di 50 anni. Tra gli indagati un secondo italiano, un settantenne di Massarosa, resosi disponibile a formulare finte domande di emersione dalla condizione di clandestinità in favore di alcune ragazze cinesi, al solo scopo di godere di prestazioni sessuali ad un prezzo scontato. Le giovani cinesi indotte a prostituirsi erano pubblicizzate su un noto sito per incontri, in annunci con indicazione delle utenze da contattare; a rispondere alle chiamate era sempre la donna a capo del gruppo, che fissava il tariffario e suggeriva al cliente l'appartamento con la ragazza immediatamente disponibile. Sempre la donna, a fine giornata, accompagnata dal lucchese, si recava in ciascun appartamento per riscuotere la parte di guadagni a lei destinata; in alcune circostanze i due portavano la spesa alle ragazze e le accompagnavano dal medico.
Le prestazioni sessuali andavano da un minimo di 20 e ad un massimo di 80/100 euro; la somma più alta era richiesta per un rapporto sessuale non protetto. Le ragazze cambiavano frequentemente e giungevano in provincia di Lucca presumibilmente da Milano. Quelle identificate sono irregolari sul territorio nazionale. Il loro passaporto era trattenuto dalla cinese di Lucca o da un complice di Milano (al momento non identificato), per impedire loro di allontanarsi con il denaro guadagnato con il meretricio. Secondo la polizia la donna avrebbe gestito a Lucca "la porzione di un giro di sfruttamento della prostituzione ben più consistente, avente come base logistica proprio Milano".
Stamattina le perquisizioni dei quattro appartamenti sottoposti a sequestro preventivo sono state estese alle abitazioni degli indagati: a casa della cinese a capo del gruppo è stata rinvenuta, in una cassaforte, la somma in contante di 5.500 euro, a casa del connazionale suo complice, la somma di 1550 euro in contanti, nascosta dentro il frigorifero. La cinese indagata per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione ha beneficiato della richiesta di emersione formulata dall'italiano convivente, di cui risulta essere la badante.
Gli appartamenti sono stati sequestrati, in quanto i rispettivi proprietari erano a conoscenza delle attività che vi si svolgevano, pur non essendo direttamente coinvolti nel giro di prostituzione. A informarli erano stati i vicini o gli amministratori condominiali. Per queste fttispecie la legge prevede il sequesto degli immobili.