Pietrasanta (Lucca), 28 aprile 2022 - Che la domanda e l’offerta di lavoro spesso parlino lingue diverse è cosa risaputa, soprattutto quando si avvicina la stagione estiva e i bisogni fanno a pugni con l’aspetto economico legato allo stipendio. Emblematico il caso di una 51enne pietrasantina, di origini marocchine, che dopo cinque ore di lavoro in prova in un ristorante del centro storico ha ricevuto 10 euro come simbolico rimborso spese.
Non che l’eventuale assunzione l’avrebbe ricoperta d’oro visto che le è stato prospettato un lavoro di otto ore quotidiane pagato 30 euro. La donna chiaramente ha rifiutato, lasciando al figlio 24enne, Y.M., il compito di sfogarsi dopo aver provato invano a parlare con i proprietari dell’attività.
L’episodio risale al 20 aprile, quando la donna, in cerca di un lavoro estivo, ha fatto un giro in città per proporsi come addetta in cucina fino ad imbattersi nel locale in questione. "Mia madre ha lasciato il proprio numero di telefono – racconta il giovane – e poco dopo è stata contattata dalla responsabile del ristorante, la quale le ha chiesto se fosse stata disponibile a fare una prova in cucina due giorno dopo, raccomandandosi di presentarsi ben vestita. E così venerdì scorso è tornata per il lavoro di prova, prestando servizio dalle 18 alle 23. Avrebbe dovuto solo lavare i piatti, ma alla fine si è occupata anche d’altro".
Quando poi l’orologio ha segnato le 23, la donna è tornata dalla responsabile di sala (la proprietaria era fuori città) per ricevere la relativa paga, non credendo ai suoi occhi quando si è vista consegnare la miseria di 10 euro: "Pensando fosse la mancia, mia madre ha chiesto spiegazioni ma si è sentita dire che quella era la paga per il lavoro in prova. Alla fine li ha presi lo stesso, ma a saperlo non ci sarebbe andata. Si è arrabbiata e ha chiesto di parlare al telefono con il marito della proprietaria, il quale ha spiegato che si trattava di un rimborso spese. Una cosa inaccettabile e senza dignità per una donna di 51 anni, ma avrei detto la stessa cosa anche se fosse stata una ragazza".
La donna ha poi parlato con la proprietaria, sentendosi dire che quella è la politica del ristorante e che per otto ore di lavoro la paga è di 30 euro, cioè meno di 4 euro l’ora. "Il giorno dopo sono andato là – conclude il ragazzo – dicendo se non si vergognavano a trattare così una donna. Mi hanno risposto ’ci siamo passati tutti, non possiamo farci nulla’. Ci sono tornato martedì e il marito della proprietaria mi ha addirittura offerto 20 euro per chiuderla lì, ma non li ho presi: questo si chiama sfruttamento, è una vergogna ed è bene che si sappia".