DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Si può pagare il giusto I consigli del decano: "Le occasioni ci sono, basta non avere pretese"

Nei negozi specializzati si trova lo spaccato delle abitudini sociali "Chi non ha problemi fa incetta di materiale griffato e alla moda, altrimenti si prendono le dovute accortezze e si riesce a risparmiare".

Si può pagare il giusto I consigli del decano: "Le occasioni ci sono, basta non avere pretese"

di Daniele Mannocchi

Appena entrati, quasi si va a sbattere contro lo scaffale dedicato ai prodotti della Ferragni. Glitterati, argentati (un po’ freddini, per la verità) e soprattutto cari. Una penna costa 15 euro, e non è neppure autocorreggente come quelle di Harry Potter. Il resto del corredo viaggia sugli stessi criteri. La domanda è spontanea, e la giriamo al titolare della Cartoleria Centrale Brunello Volpe, che da mezzo secolo rifornisce gli studenti di astucci, diari, zaini e quant’altro: ma le comprano davvero?

"Sì, vanno tantissimo. Ho finito quasi tutto".

Alla faccia dei rincari.

"I rincari ci sono stati, inutile negarlo. Vanno di pari passo con l’aumento del costo della carta. Ma non sono stati così esorbitanti. Piuttosto, c’è chi se ne approfitta".

Davvero?

"Certo. È chiaro che se il costo di produzione aumenta, i prezzi saranno più alti. Ma si tratta di pochi punti percentuali. I diari possono aver toccato il 10 per cento, ma è un’eccezione. E comunque il range di prezzi è talmente ampio che si può sempre risparmiare qualcosa. Sia chiaro: parlo della mia cartoleria. Altre realtà applicano politiche differenti".

In che modo si può risparmiare?

"Chi ha meno possibilità, ad esempio le famiglie extracomunitarie, viene a comprare il materiale a ridosso dell’inizio della scuola, oppure qualche giorno dopo: con le rimanenze e le occasioni, cento euro possono diventare sessanta. Oppure si possono comprare le cose a pacchi: se uno sa che avrà bisogno dei quaderni, ne prende uno stock da dieci e li paga meno".

Quanto costa rifornire uno studente del necessario?

"Dipende da tanti fattori. Uno studente di prima elementare è diverso da uno di prima media, ed entrambi sono diversi da uno di prima superiore. Alcune cose stanno lentamente sparendo: i diari, ad esempio. Di qui a dieci anni non si useranno più, dal momento che anche la scuola si sta digitalizzando".

Quanto influiscono le mode?

"Meno di una volta. Negli anni Ottanta e Novanta, i bambini erano molto più attenti a queste cose. Certo, tanti continuano a volere quel determinato prodotto, come dimostra la Ferragni. Ma per lo più si fanno ragionamenti diversi: magari si guarda la marca dello zaino perché se ne riconosce la qualità, ma se il disegnino che vuole il bambino costa 20 euro di più, non si prende. Con le bambine il discorso è diverso: sono più attente a certe cose, specie i colori".

Chi sta attento al portafogli non fa prima a cercare offerte online?

"La cultura dell’acquisto online va di pari passo con quella delle compere compulsive. La gente non sa che con l’e-commerce e nei supermercati spende di più che nei negozi fisici di vicinato. Provare per credere: andate a vedere quanto costano su Amazon i prodotti che vendo in cartoleria, poi ne riparliamo".

Ci sono ancora bambini che cambiano corredo ogni anno?

"Sono pochi. Per lo più si va avanti con quel che si ha. Il problema, semmai, è che si lavora meno perché al giorno d’oggi ci sono pochi bambini. Siamo una grande Rsa".