MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

‘Sogna ragazzo sogna’: "Omaggio a mia nonna che mi ha insegnato a crederci sempre"

Il giovane carrista Silvano Bianchi rivela l’identità della protagonista della sua mascherata di gruppo: "Mi ha sempre incoraggiato". E la diretta interessata, Irene, afferma: "È stata una sorpresa, davvero".

Il giovane carrista Silvano Bianchi rivela l’identità della protagonista della sua mascherata di gruppo: "Mi ha sempre incoraggiato". E la diretta interessata, Irene, afferma: "È stata una sorpresa, davvero".

Il giovane carrista Silvano Bianchi rivela l’identità della protagonista della sua mascherata di gruppo: "Mi ha sempre incoraggiato". E la diretta interessata, Irene, afferma: "È stata una sorpresa, davvero".

Appena Irene si è riflessa nel mascherone si è riconosciuta, come se si trovasse di fronte ad uno specchio. La sua poltrona rossa, quella del soggiorno dove ha passato ore ed ore ad intrecciare la lana; gli occhiali poggiati sulla punta del naso e i capelli d’argento acconciati "proprio proprio come i miei". Ha detto così, sgranando gli occhi, la prima volta che ha scoperto il suo profilo ritratto in quel volto di cartapesta. A lei, a sua nonna Irene, Silvano Bianchi si è ispirato per la mascherata di gruppo ‘Sogna ragazzo sogna’. "Perché é proprio da lei – spiega il giovane artista – che ho imparato a credere nei sogni, e l’importanza di incoraggiarli". Oltre all’arte del ricamo, appresa in quei lunghi pomeriggi passati sulle sue ginocchia. Ma questa è un’altra storia.

E dunque, a 97 anni, nonna Irene si ritrova protagonista del Carnevale di Viareggio; ritratta come i leader politici, le stelle del cinema, i miti della musica... "E guardi che mio nipote non mi aveva detto nulla – ci racconta, seduta su quella poltrona rossa, dove aspetta fino a tardi per vedere il corso sfilare in tv –. È stata una sorpresa, davvero". Eppure nei mesi addietro lo aveva visto, suo nipote, frugare nelle scatole piene di vecchie fotografie custodite negli scaffali della credenza. "Ma non potevo immaginare che sarebbero servite per questo", a riempire il baule dei ricordi del passato che Silvano ha deciso di condividere per raccontare la vita, che nella forza dei sogni trova la spinta per affrontare il futuro.

Irene, quell’omaggio, lo ha scoperto solo a cose fatte. Quando alla vigilia del primo corso suo nipote l’ha convinta ad andare in Cittadella, nonostante quel ginocchio che ogni tanto s’incricca ("malanni di gioventù", dice lei), e si è trovata di fronte la mascherata. Al suo mascherone, a quelle vecchie foto usate per raccontare lo scorrere del tempo e dei sogni. E rivedersi, riconoscersi, è stata insieme gioia e nostalgia. "È stato un po’ così..", da ridere e piangere insieme. Perché in un sguardo, Irene, ha rivissuto un’esistenza. L’infanzia in Tunisia, dov’è nata nel 1927, insieme ai suoi tre fratelli e le quattro sorelle. L’abbraccio con Luigi, l’amore con cui ha vissuto tra Parigi e la Svizzera, prima di arrivare a Viareggio insieme alle due figlie, sentendosi con lui, con loro, ovunque, a casa. E ha sentito tutta la gratitudine di quel bambino che ha accompagnato in ogni viaggio, "Per i suoi tornei di carte Pokémon insieme, con Silvano, abbiamo girato l’Italia"; e ormai diventato abbastanza grande per viaggiare da solo.

"Ma non ci sono solo io nella mascherata – dice lei, cercando di spostare un po’ i riflettori – C’è anche mio marito, è quello con la macchina fotografica. E poi ci sono gli altri nonni, quelli paterni, c’è la zia...". Ci sono tutti quei volti, quelle storie, quelle eredità, che Silvano ha voluto riportare al Carnevale per sentirli vicini, anche se molti ormai sono lontani. Ancora tutti insieme, come quelle domeniche di trent’anni fa al corso. "Andavamo sempre alle sfilate – ricorda Irene, ancora bene come l’espressione di quel nipote silenzioso che teneva per mano –, e Silvano guardava i carri con gli occhi aperti e la bocca spalancata". E tornato a casa li disegnava sui fogli, con le matite colorate sempre nelle tasche. Ancora oggi ne ha sempre una con sè. "Quando mi ha detto che voleva fare il carrista? Gli ho detto “Lo sai, vero, che dovrai lavorare molto?“ Ma qualunque strada avesse scelto l’importante, per me, è che fosse felice. Quella felicità che auguro a tutti i giovani".