REDAZIONE VIAREGGIO

Sorpresa i turisti sono cresciuti. La spiaggia ’regge’ ma a caro prezzo

Bene gli stranieri, mentre il mercato interno si assottiglia a causa dell’inflazione che riduce il reddito disponibile

VERSILIA

La Versilia (come più volte anticipato da La Nazione) chiude con un +2,9 su base annua e un +3,2% su quella biennale. Prevedibile il crollo dei toscani in Toscana, con apertura di nuove frontiere estere, ma il territorio archivia una percentuale lusinghiera se rapportata alla frenata delle destinazioni balneari che comunque nei primi 8 mesi del 2023 superano le presenze del 2019. L’Irpet ha stilato un report dei flussi del periodo gennaio– agosto nella regione "con un rallentamento della crescita tendenziale, per certi aspetti interpretabile come conseguenza attesa dell’ottima estate 2022 che aveva già rappresentato un momento di grande ripresa". Se il sistema turistico si è mostrato resiliente al Covid, dovrà quindi adesso dimostrare di essere in grado di riprendere nei prossimi anni il sentiero di crescita dello scorso decennio.

Tre sono le componenti rilevanti del 2023 in Toscana: la decisa ripresa dei mercati asiatici con previsione di ulteriore aumento; il ruolo positivo dei mercati dell’Est europeo che rappresenta una chance per riacquisire i livelli di domanda turistica pre-pandemici; la frenata decisa del turismo interno e ’domestico’ con meno "toscani in Toscana" a causa delle conseguenze economiche della crisi sanitaria e bellica e delle dinamiche inflattive che riducono il reddito disponibile. Protagonista assoluta della crescita nei primi 8 mesi del 2023 è la componente extraeuropea (+50,5%). Rimbalzano in particolare, seppure in linea con le attese, i mercati dell’estremo oriente, Corea del Nord (+285%), Giappone (+282%), Australia (+182%) Cina (+179%), India (+99,7%), ma anche i principali dell’America centrale e meridionale, Brasile (+95.5%), Messico (+77,5%), Argentina (+58,6%). Pur aumentando di un considerevole +45% le presenze dalla Russia restano quelle ancora più lontane in assoluto dal tornare ai livelli del 2019 (-75%), seguite dal Giappone (-70,3%), e dalla Cina (-68,9%). Alle ragioni sanitarie e logisticheche rendono ancora oggi complesso ripristinare pienamente le rotte del turismo, si aggiungono ragioni culturali e geopolitiche a condizionare una ripresa piena dei livelli precedenti la pandemia, che su alcuni mercati rilevanti potrebbe essere più lenta del previsto, nonostante le aspettative positive per l’autunno, in particolare per il mercato cinese. Si tratta di una lettura ulteriormente confermata dall’exploit delle presenze statunitensi, che nei primi 8 mesi del 2023 aumentano di ben il 35,7% sullo stesso periodo del 2022 e superano di più del 22% quelle del 2019. A conoscere una battuta di arresto progressiva nel corso dei mesi primaverili ed estivi, rispetto ai livelli del 2022, sono invece le nazionalità provenienti da alcuni dei principali paesi dell’Europa occidentale, Svizzera (-9,5%), Belgio (-9,2%), Danimarca (-7,6%) e Austria (-6,2%), ma anche Norvegia (-3%), Germania (-2,3%) e Paesi Bassi (-2%). Crescono invece in misura assai consistente le presenze dalla Spagna (+27,4%), dalla Grecia e da molti dei paesi dell’Est Europa, a cominciare dalla Polonia (+38,2%); molti di questi hanno decisamente superato, ormai, i livelli di presenze del 2019. Molto rilevante, infine, per il suo peso sul totale della componente straniera, è anche

la crescita delle presenze dal Regno Unito (+10% sul 2022).

E se le città d’arte hanno maggior difficoltà nel recuperare i livelli pre-pandemici, alla base della frenata delle destinazioni balneari rispetto al 2022, c’è la fine della spinta alla crescita delle nazionalità mitteleuropee più incidenti che subiscono la riapertura e la concorrenza di destinazioni mediterranee nuove e più a buon mercato, premiate anche dai viaggiatori italiani oggi penalizzati dagli effetti dell’inflazione.

Francesca Navari