DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Sos degli ambientalisti: "Col nuovo Piano Integrato perdiamo un terzo del Parco"

Associazioni e comitati lanciano l’allarme contro le ’manovre’ regionali "L’azione è in contrasto con la legge e apre le porte alla speculazione".

Associazioni e comitati lanciano l’allarme contro le ’manovre’ regionali "L’azione è in contrasto con la legge e apre le porte alla speculazione".

Associazioni e comitati lanciano l’allarme contro le ’manovre’ regionali "L’azione è in contrasto con la legge e apre le porte alla speculazione".

Le reti ambientaliste lanciano l’sos per le modifiche contenute nel nuovo Piano Integrato del Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli. In settimana, a San Rossore, la commissione regionale Ambiente e territorio ha incontrato i rappresentanti del Parco e della Comunità del Parco – ossia le province e i comuni su cui ricadono le aree protette – oltre ai dirigenti degli uffici regionali. Quel che si prospetta all’orizzonte ha messo in allarme sia la sezione versiliese di Italia Nostra, sia gli Amici della Terra e le associazioni e i comitati che compongono il coordinamento ambientalista apuo-versiliese.

Secondo gli ambientalisti, col nuovo Piano Integrato il Parco perderà de facto circa un terzo delle proprie aree di competenza, che dunque si apriranno alla speculazione. Chiaramente, l’attenzione è rivolta in modo particolare al progetto della Via del Mare, su cui il comune di Viareggio continua a puntare per lo sviluppo infrastrutturale del porto e del distretto nautico, che senza le tutele previste per le aree protette finirebbe col passare a sud dello stadio. Al nuovo Piano, gli ambientalisti si oppongono sia nel merito, sia sotto il profilo tecnico e normativo. "Questo Piano viene adottato e approvato direttamente dal consiglio regionale, in constrasto con la legge nazionale dei Parchi secondo cui il Piano dovrebbe essere adottato dal Parco stesso", sottolinea Italia Nostra. Inoltre, "l’approvazione di questo Piano determina la riduzione di territorio del Parco e questa rivisitazione dei confini rende possibili e attuabili operazioni discutibili di trasformazione territoriale, altrimenti impossibili, come la realizzazione dell’asse di penetrazione a sud dello stadio".

Il tecnicismo che depotenzia i meccanismi di protezione del territorio riguarda l’attribuzione dello status di ’area esterna’ o di ’area contigua’. "Per area esterna s’intende un’area che ha una posizione non centrale, ma appartenente al Parco – spiega Italia Nostra –; mentre ’continua’ significa accanto ma fuori dal Parco, dove non si applicano regolamenti, nulla osta, vigilanza e una programmazione comune con le aree del Parco". Quando fu istituito, ricordano ancora gli ambientalisti, il Parco era stato suddiviso in aree interne ed esterne, e queste ultime "erano tali solo per la caccia, per evitare una guerra col mondo venatorio. Con il nuovo Piano del Parco, si è effettuata una più o meno meccanica trasformazione di quelle aree che erano state definite ’esterne’ in ’contigue’ e quindi, per legge, non più aree del Parco. Esulterà chi vuole manomettere il territorio. Il cambio di regime è avvenuto senza alcuna discussione pubblica, ma con decisioni politiche in ambiti ristretti e nascosti che portano il Parco da 24mila ettari originari a circa 15mila. Ben 9mila ettari, le parti più problematiche dal punto di vista delle urbanizzazioni e della pressione degli interessi per la trasformazione dei suoli, perdono il loro status di Parco".

Sulla stessa lunghezza d’onda gli Amici della Terra e il coordinamento ambientalista. "Compito della politica non è favorire ’interessi’, generali o particolari che siano, ma rispettare i valori della Costituzione e tra questi la tutela del paesaggio, della cultura, dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi – scrivono in una nota –; ridurre il parco di 81 milioni di metri quadrati è un danno all’ambiente con controindicazioni per la sicurezza, la salute e la qualità della vita delle persone. La perimetrazione del 1989 aveva una sola incongruità: non aver individuato delle aree contigue a protezione del Parco, che sono quindi da aggiungere e non sottrarre alla superficie". Proprio la suddivisione che, in principio, era stata progettata per venire incontro alle richieste dei cacciatori, potrebbe trasformarsi in un boomerang. "La sottrazione del 40 per cento dell’attuale superficie – sottolineano le associazioni –, favorendo una nuova urbanizzazione, penalizzerà le aree venatorie. E questo va in netta contrapposizione con quanto sancito dalla Strategia Europea sulla Biodiversità 2030, a cui l’Italia ha aderito, e dal Regolamento del Ripristino della Natura in cui si prevede un aumento del 30 per cento delle aree protette". Gli ambientalisti continuano a sperare in un cambio di direzione. "Togliere alla gestione del Parco una superficie così grande affidandola ai Comuni con prescrizioni vaghe e fumose sarebbe un errore irrimediabile – sottolineano –; visto che la commissione regionale si dichiara disponibile all’ascolto e al confronto con tutti, chiediamo un incontro quanto prima".