Viareggio, 29 giugno 2022 - Il 29 giugno ha cambiato Viareggio. E Viareggio ha saputo cambiare il 29 giugno. La Procura di Lucca, la Polfer, gli avvocati, i periti, i familiari delle 32 vittime non hanno accettato che il disastro ferroviario venisse archiviato come “uno spiacevolissimo episodio” - come lo ha definito l’ex ad di Fs Mauro Moretti - ma hanno studiato, denunciato, lottato, in aula e fuori, per mettere in luce le carenze nel sistema di controllo e di prevenzione del sistema ferroviario. Perché nessuno viva un altro 29 giugno. "E’ stato un percorso difficile, ma reso possibile da un lavoro comune" dice l’avvocato Gabriele Dalle Luche, legale dell’associazione ‘Il mondo che vorrei”.
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Avvocato Dalle Luche, cosa accadrà in aula domani?
"Insieme ai colleghi Carloni, Marzaduri, Ceresa Castaldo e Antonini abbiamo presentato delle memorie sulla portata di quanto affermato dalla Cassazione. Ovvero che l’Appello bis avrebbe dovuto discutere solo il profilo di colpa relativo alla velocità. Quello della tracciabilità infatti è già stato accertato e definitivo. I difensori degli imputati Moretti ed Elia hanno hanno invece riaperto la discussione anche su questo, cercando di dimostrare una connessione tra controlli e velocità che non è in discussione. A questo punto la Corte d’Appello-bis potrebbe concedere spazio alla repliche (la Procura generale si è riservata sul punto) o ritirarsi in Camera di Consiglio".
Cosa vi aspettate da questa sentenza?
"Che venga confermato quanto già accertato. Ovvero che un controllo sulla correttezza della manutenzione avrebbe evitato il disastro del 29 giugno. Da questo controllo sarebbe infatti emersa l’assenza della documentazione sulla storia di quel convoglio. Dov’era stato costruito l’assile che si è spezzato, per quanto tempo era rimasto in servizio, a che tipo di percorso manutentivo era stato sottoposto... Tutti aspetti e responsabilità già chiariti dalla Corte Suprema, che ha chiesto all’Appello solo di approfondire il tema della velocità".
La riduzione della velocità avrebbe evitato il disastro?
"Siamo convinti di sì. Come ha dimostrato l’ingegner Maurizio Orsini (consulente di parte civile) con una velocità di 60 chilometri non sarebbe successo quello che è accaduto. Il nostro convoglio non si sarebbe ribaltato, perché non aveva la forza cinetica. Ammettendo pure un ribaltamento, la cisterna non avrebbe comunque raggiunto la zampa di lepre o il picchetto. Quindi non si sarebbe squarciata la cisterna, il gas non si sarebbe sversato nell’aria innescando l’esplosione. In Aula abbiamo cercato di dimostrare che le Ferrovie erano consapevoli che, in condizioni di pericolo (e dunque anche in assenza di documentazioni ), la velocità di viaggio era un rischio. E infatti in passato furono operate riduzioni, tra i 30 e i 60 chilometri orari, come misura cautelare in particolari condizioni".
Si ricorda dov’era quella notte?
"Certo, come tutti credo. Era a cena con degli amici, inizialmente organizzata proprio a Viareggio. Poi decidemmo di spostarla a Forte dei Marmi. Ma ricordo soprattutto la mattina successiva, mi stavo recando al mio studio quando attraverso Radio Radicale compresi l’immensità della tragedia che era avvenuta".
Stasera parteciperà al corteo della memoria?
"Sì, come ho sempre fatto in questi anni. Ero un giovane avvocato quando insieme ai colleghi abbiamo iniziato a lavorare per questo processo. L’incontro con i familiari, con i ferrovieri, la loro dignità, il coraggio, mi ha cambiato profondamente. Sia umanamente che professionalmente".