
Montezemolo e Della Valle
Viareggio, 12 marzo 2015 - Ma questa feroce battaglia concorrenziale fra aziende e questo scontro di poteri forti dello Stato e dell’alta finanza italiana, cosa c’entrano con la morte di 32 persone? La pubblica accusa vuole dimostrare che l’ex amministratore delle Ferrovie (oggi numero uno in Finmeccanica) gestiva qualsiasi cosa anche all’interno delle singole società partecipate (come Rfi e Trenitalia). Quindi anche i problemi legati alla sicurezza.
Dinanzi al Collegio giudicante presieduto dal giudice Gerardo Boragine (coadiuvato dai colleghi Nidia Genovese e Valeria Marino) sono sfilati Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo e Giuseppe Sciarrone, i primi due soci fondatori, il terzo ex amministratore delegato di Ntv-Italo, società di impresa ferroviaria privata concorrente delle Fs sul fronte dell’alta velocità.
«Quando l’Europa ha liberalizzato il mercato – ha ricordato Montezemolo rispondendo alle domande del Pm Giuseppe Amodeo – fummo i primi a mettere in piedi un’azienda; ma soprattutto all’inzio abbiamo incontrato enormi difficoltà. Lo stesso soggetto (cioé le Ferrovie, cioé Moretti), si occupava sia della rete ferroviaria che del servizio. Se c’erano delle controversie, Moretti era l’allenatore della squadra avversaria e al tempo stesso l’arbitro». Ne seguirono scontri verbali durissimi anche a mezzo stampa a seguito dei quali Moretti querelò sia Montezemolo che Della Valle per diffamazione. «Quello che mi ha stupito – ha detto Montezemolo – è che prese su un piano personale quelle che erano vicende societarie».
Le Ferrovie insomma erano Moretti, come ha successivamente sintetizzato Diego Della Valle. «Ho provato – ha detto – a cercare una mediazione con lui, ma è stato assolutamente intransigente. Lui era alle testa di un’operazione anti Ntv andando contro gli interessi dei viaggiatori, degli italiani che gli pagavano la carica che rivestiva e del Paese. La concorrenza ha fatto bene a Fs, perché da quando siamo entrati noi, anche loro sono migliorati». Della Valle entra nel merito anche dei poteri forti che controllava a suo dire Moretti. «Esisteva un sistema Moretti nel senso – ha detto – che sapeva come controllare i partiti in maniera trasversale, la politica, il governo, ma anche l’informazione. Cercava di intimorire chinque provasse a mettersi contro. La politica – ha ribadito rispondendo a una domanda dell’avvocato Massimo De Prete – era succube di Moretti».
Si è a lungo parlato durante l’udienza di ieri di un incontro avuto nell’ottobre 2010 a Palazzo Chigi: c’erano Montezemolo e Sciarrone per Ntv, il ministro alle infrastrutture Matteoli e il sottosegretario Letta e per le Fs Moretti e Michele Elia che era amministratore di Rfi. «Ma in quell’occasione – ha detto Giuseppe Sciarrone – Elia è sempre stato zitto. Parlava solo Moretti su ogni questione». Un altro tassello dell’accusa per inquadrare il ruolo di Moretti all’interno del gruppo e delle singole società partecipate.
Paolo Di Grazia