Viareggio (Lucca), 28 giugno 2021 - Tutti di nuovo tutti in strada, con lo stesso identico dolore nel cuore e per continuare a chiedere giustizia. Viareggio non dimentica, nemmeno dopo dodici anni. E domani, anniversario della strade della stazione, torna il corteo per le strade della cittadina versiliese, saltato solo l'anno scorso per colpa della pandemia.
La manifestazione sfilerà fino a via Ponchielli, teatro del disastro causato dalla fuoriuscita di gpl da una carrozza cisterna che deragliò il 29 giugno del 2009: 32 le persone che persero la vita nello spaventoso incendio poi innescatosi.
Il corteo si terrà nel rispetto delle normative Covid e i familiari delle vittime chiedono ai viareggini di affiggere alle finestre anche striscioni di solidarietà e in ricordo di quanti morirono. In via Ponchielli, dal palco saranno letti i nomi delle 32 vittime da parte dei ferrovieri che sono stati al fianco dei parenti al processo. E a proposito del processo, Daniela Rombi, dell'associazione Il Mondo che vorrei, che riunisce i familiari, in occasione della presentazione delle iniziative per il 29 giugno, è tornata a sollecitare le motivazioni della sentenza di Cassazione: era l'8 gennaio scorso quando la Suprema Corte si pronunciò sul processo per la strage.
Il disastro Alle 23.45 del 29 giugno 2009, fu dato il segnale per il libero transito al treno merci attraverso la stazione di Viareggio, con 14 carri caricati di gas di petrolio liquefatti (Gpl) da consegnare alla società Aversana Petroli. Tre minuti dopo, probabilmente a causa del cedimento di un asse di un carrello, il primo carro cisterna deragliò e trascinò fuori dai binari altri quattro carri: la cisterna montata sul primo carro sbatté contro un elemento dell'infrastruttura ferroviaria, che aprì uno squarcio causando una fuoriuscita del Gpl, che essendo più denso dell'aria rimase a contatto con il suolo. Una scintilla ne provocò l'innesco e l'incendio si trasformò in una rovinosa esplosione, che investì violentemente la zona circostante, sprigionando vasti incendi e causando in pochi istanti danni gravissimi. Undici persone persero la vita in pochi minuti, investite dalle fiamme o travolte dal crollo degli edifici, altre due persone morirono stroncate da infarto e decine rimasero ferite, riportartando gravissime ustion. Altri morirono a distanza di diverse settimane dall'evento.
I due macchinisti rimasero illesi in quanto, dopo aver dato frenatura al convoglio, si misero in salvo dietro a un muro che li riparò dalla fiammata del gas innescato. Il deragliamento si era verificato in corrispondenza della passerella pedonale che scavalcava il fascio binari a sud della stazione ferroviaria, collegando via Burlamacchi con via Ponchielli. La fiammata parve essersi propagata in direzione di quest'ultima strada, nella cui area si registrò infatti il maggior numero di vittime, di feriti e di edifici crollati o danneggiati. Alcune abitazioni furono poi abbattute su ordinanza delle autorità comunali perché non più agibili o per costi di riparazione superiori a una ricostruzione ex novo. Nei giorni successivi fu inoltre abbattuto anche il sovrappasso, giudicato irreparabile a causa dello stress termico.
L'inchiesta giudiziaria Il 31 gennaio 2017 il tribunale collegiale di Lucca (presidente Gerardo Boragine, a latere Nidia Genovese e Valeria Marino) ha emesso la sentenza di primo grado condannando a 7 anni e 6 mesi di carcere Michele Mario Elia (nel 2009 amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana), a 7 anni di carcere Mauro Moretti (nel 2009 amministratore delegato di Ferrovie dello Stato) e a 7 anni e 6 mesi Vincenzo Soprano, ex amministratore delegato di Trenitalia e di FS Logistica.
Tutti e 33 gli imputati sono accusati, a vario titolo, di disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni personali. La sentenza ha in parte ribaltato le richieste di condanna dei Pm, il cui impianto accusatorio attribuiva le principali responsabilità ai vertici delle ferrovie, per cui era stato chiesto fino al massimo della pena per i reati contestati (16 anni).
La corte lucchese ha ritenuto di comminare le pene più elevate ai responsabili di Gatx Rail e a quelli dell'officina Jungenthal responsabili dei problemi di meccanica alla base dell'incidente. La sentenza è stata confermata in appello il 20 giugno 2019, sebbene la procura generale di Firenze avesse chiesto la condanna a 15 anni e 6 mesi di reclusione. Moretti aveva rinunciato alla prescrizione scattata nel 2018 per i delitti di incendio colposo e lesioni personali colpose.
Nel 2020 Moretti ricorre in Cassazione contro la condanna. Nel gennaio 2021 la Cassazione ha reso prescritto il reato di omicidio colposo e ha deciso che si debba tenere un nuovo processo d'appello per disastro ferroviario colposo.