
A Firenze il processo per la strage di Viareggio, in aula Moretti
Viareggio, 19 marzo 2025 – Arriverà a maggio la sentenza dell’Appello Ter (sesto grado di giudizio) sulla strage ferroviaria del 29 giugno 2009. I giudici hanno infatti fissato la prossima udienza al 27 maggio dopo che ieri al Palazzo di giustizia di Firenze si è svolta la discussione. Considerando che la sentenza di condanna è già stata scritta dalla Cassazione, i giudici dovranno solo ricalibrare le pene alla luce delle attenuanti generiche. Secondo la Procura generale le pene inflitte dovrebbero essere tutte confermate. Mentre le difese chiedono una riduzione con possibilità di accedere a pene alternative al carcere quali i lavori socialmente utili o i domiciliari. Accanto ai loro avvocati c’erano anche alcuni imputati eccellenti fra cui gli ingegneri Massimo Moretti, ex amministratore delle Fs e Michele Elia, che all’epoca dei fatti era alla guida di Rfi. In silenzio hanno ascoltato la requisitoria del Pm e le arringhe dei vari avvocati difensori. In aula, come sempre, c’erano i familiari delle vittime. Ma non Marco Piagentini che ha fatto la scelta di non partecipare a questa udienza “che nulla aggiunge e nulla toglie al nostro dolore”. Marco, tramite il suo legale, l’avvocato Tiziano Nicoletti, ha anche depositato una lettera in cui spiega i motivi della sua scelta, lettera che i giudici hanno ammesso agli atti.
La seduta-fiume di ieri (iniziata alle 9 di mattina e proseguita fino a dopo le 16) si era aperta con la richiesta degli avvocati difensori di estromettere dal processo le parti civili. La Corte, dopo essersi brevemente ritirata, ha deliberato che le parti civili non hanno diritto a parlare durante la discussione, ma hanno diritto di “tribuna” in tutte le fasi del procedimento. Quindi la richiesta di estromissione è stata rigettata.
Particolarmente dura la requisitoria del Pm Salvatore Giannino che ha condotto l’inchiesta giudiziaria fin dal primo giorno: “Gli imputati – ha sostenuto – avevano la consapevolezza di aver messo in circolazione un treno altamente pericoloso. L’incidente non fu una svista ma una scelta imprenditoriale ben precisa causata da un’importante negligenza degli imputati. Tutti gli operatori ferroviari erano a conoscenza che in quegli anni erano in circolazione in Italia assili arrugginiti e ricoperti di vernice”. Come quello che collassò all’ingresso della stazione di Viareggio causando il deragliamento del treno e il successivo incendio in cui morirono 32 persone. Un comportamento che il Pm non ha esitato a definire “criminale”. E riguardo ai possibili motivi per ottenere le attenuanti generiche e un ulteriore sconto di pena, Giannino ha rimarcato che “nessuno degli imputati ha mostrato un segno di resipiscenza (cioè l’atto del ravvedersi, riconoscendo espressamente il proprio errore, ndr), nessuno ha chiesto scusa, nessuno ha offerto un risarcimento personale perché tutti i risarcimenti sono pervenuti dalle assicurazioni delle società e non dei singoli imputati”.
Dal canto loro i vari avvocati difensori hanno insistito sul fatto che molti familiari siano stati risarciti. E hanno chiesto lo sconto di pena per i loro assistiti e la concessione di misure alternative al carcere. La Corte si è presa due mesi e mezzo di tempo per riflettere”.