Eh sì, era lui. Unico, con quel suo profilo che era, già di per sé, un biglietto da visita. I baffi, marchio di fabbrica, ben curati, in una linea sottolineata dal naso largo, con quella leggera curva verso il basso proprio sul finale. Eh sì, era lui. Claudio Morganti, uno che ti schiudeva il sorriso appena ne scorgevi i tratti del volto. A vederlo lì, con una camicia a righe e la Burlamacca appoggiata sul feretro, non sembrava possibile che se ne fosse andato per sempre.
Ma anche alla camera ardente, la sua indole da cabarettista continuava a riempire l’aria. E probabilmente, anzi sicuramente, sarebbe stato orgoglioso dei sussurri, delle mezze frasi che ieri sono risuonate alla camera ardente allestita alla Croce Verde. Una folla eterogenea ha voluto battere presenza per rendere omaggio a uno dei re del teatro vernacolare moderno, ma soprattutto a un genuino vecchia scuola, un uomo per il quale non esistevano confini tra il palco e la vita reale. Anche nella sua quotidianità aveva la lingua caricata a battute; sotto l’ombrellone come a scuola, monopolizzava i riflettori con la parlantina da improvvisatore. Un fiume in piena che smitragliava scherzi e facezie – non sempre auliche, diciamo così – e che proprio per questo sapeva tenere in pugno l’attenzione di chi lo ascoltava: non ci si poteva perdere neanche una parola, perché avrebbe potuto essere letale.
Un uomo del genere, i compagni di viaggio se li sceglie per forza di cose simili a lui. Irriverenti, arguti, senza freni. Non a caso ieri, tra qualche inevitabile lacrima, è schizzata fuori dai denti pure qualche risata. A dispetto della solennità del momento, a Morganti forse sarebbe piaciuto così. "Non ci credo che sia morto – scuote la testa un amico – me l’immagino che si alza all’improvviso, soddisfatto dello scherzo che ci ha fatto".
Gli amici di una vita, che con lui hanno calcato le scene della Canzonetta con la Burlamacco '81, sono stati tra i primi ad arrivare. "Sembra di essere dietro le quinte del Politeama...", ha sussurrato con gli occhi sgranati una giovane passata a portare il suo ultimo saluto. Qualcuno dei compagni di viaggio, più toccato degli altri, se n’è andato da solo, inforcando gli occhiali da sole per nascondere l’emozione. E chissà cosa succederà alla prossima edizione della Canzonetta: è notizia di ieri che ci sarà un piccolo cammeo postumo di Morganti, con la riproposizione di un suo monologo tratto dallo spettacolo del 2006 e incentrato sui problemi dell’acquedotto e degli allagamenti in città. Un tema che trattava spesso: quando, l’anno precedente, ha interpretato la puerpera viareggina che non voleva partorire a Pietrasanta, al momento della rottura delle acque, il suo pensiero è andato... agli abitanti di via Pacinotti. Il libro delle dediche continua a riempirsi. Soprattutto grazie agli appassionati del Carnevale, una consorteria di cui Morganti era capofila. Oggi, il suo pubblico affezionato potrà rendergli onore un’ultima volta: alle 15, alla chiesa di San Paolino.
Daniele Mannocchi