
Carabinieri (Foto di repertorio)
Viareggio, 7 settembre 2020 - Sono state forse le quattro ore più difficili e imbarazzanti della sua vita, quelle trascorse dal 15enne di Torre del Lago in un’aula del Tribunale dove, a porte chiuse, si è svolto ieri l’incidente probatorio della violenza sessuale subita in pineta da due giovani stranieri, uno dei quali, un rumeno di 21 anni, arrestato dai carabinieri, si trova in carcere a Prato con le accuse di violenza sessuale ed estorsione.
Il quindicenne ha dovuto rispondere alle domande fatte direttamente dal giudice Riccardo Nerucci. Assistito dal suo avvocato Angela Grasseschi ha ripercorso quello che era accaduto in pineta. Come era entrato in contatto con i suoi aguzzini e che cosa avevano fatto insieme. E poi ancora le angosce e le paure derivate dal comportamento di quei giovani che lo avevano filmato durante una prestazione sessuale e che esigevano soldi per evitare che diffondessero quel contenuto così compromettente. Il quindicenne ha raccontato nuovamente quanto aveva già dichiarato agli investigatori che per primi avevano ascoltato, increduli, la sua versione dei fatti.
Nell’incidente probatorio hanno potuto fare un controesame, sia pure con domande filtrate direttamente dal giudice Nerucci, anche gli avvocati difensori, Daniel Monni del foro di Massa e Franco Galli del foro di Lucca che tutelano l’imputato. I due legali ribadiscono che non ci fu violenza sessuale, ma solo un rapporto consenziente, peraltro cercato, tramite iscrizione a una chat per gay, dallo stesso quindicenne. «Secondo la legge – spiega l’avvocato Monni – considera un rapporto consensuale come una violenza solo se il minore ha meno di 14 anni; oppure tra i 14 e i 16 anni nel caso in cui il maggiorenne è in una posizione di forza rispetto al minore, come ad esempio, l’insegnante con il suo alunno. Ma non è questo il caso, perché è stato il ragazzo a cercare il mio assistito. E a pagarlo, perché avevano contrattato la prestazione».
E sulla questione dell’estorsione? «Quella – dice ancora l’avvocato difensore – si configura a nostro avviso come tentata. Il video esiste ed erano stati chiesti 2.000 euro per la sua distruzione. Il ragazzo ha pagato 100 euro, che erano i soldi della prestazione sessuale». Il 21enne rumeno, come detto, è al momento ancora in carcere. I legali attendono che venga fissato l’appello a Firenze del Tribunale della Libertà a cui si erano rivolti per ottenere la scarcerazione. «Alla luce di questo incidente probatorio – conclude l’avvocato Monni – siamo in grado di produrre altri documenti per presentare una nuova istanza di scarcerazione».
Paolo Di Grazia