Temperature alte e telefoni muti: "Un’odissea il ricovero in pediatria"

Giovane mamma racconta la sua disavventura in ospedale durante i quattro giorni di degenza del figlio. Dalle tapparelle rotte alle tante ore di attesa. La replica dell’Asl: "Ci sono dei problemi, ma non così gravi".

Temperature alte e telefoni muti: "Un’odissea il ricovero in pediatria"

La donna si dice solidale con il personale a causa dei tanti accessi al Versilia

Maxi attesa di 12 ore, temperature caldissime, tapparelle rotte che hanno reso la camera una fornace, e dulcis in fundo telefono e internet assenti. A mettere in fila questa serie di magagne è una giovane mamma di Pietrasanta che ha trascorso quattro giorni nel reparto di pediatria dell’ospedale “Versilia“ per stare vicino al figlio ricoverato. Tanto che la sua lettera si intitola volutamente "Ferie d’agosto al Versilia" anziché "in" Versilia per rendere l’idea dell’odissea vissuta giorni fa. "Quando si parla di bambini – scrive Chiara Pierini – è inevitabile immaginare un reparto carico di attenzioni, dove tutti sono pronti ad alleviare brutti momenti sia per i piccoli pazienti che per i genitori. Invece dopo tre giorni di reclusione ci siamo resi conto che la realtà è tutt’altra. Siamo arrivati di pomeriggio ma il ricovero è avvenuto solo in serata ed essendo ormai passato l’orario della cena ci hano servito una bottiglia d’acqua calda, un vasetto di ricotta e un panetto di stracchino". Ma il peggio, secondo il racconto della donna, doveva ancora venire: "L’aria condizionata è inesistente, c’è fresco solo all’ingresso dell’ospedale e nei corridoi. Ci hanno risposto che la struttura è strapiena e l’impianto non ce la fa. Impossibile aprire la finestra altrimenti entra il caldo e di pomeriggio, quando il sole batte sulle finestre, le tapparelle sono rotte e la sensazione è di essere in una serra. Inoltre il primo dottore lo abbiamo visto dopo 12 ore a causa del pronto soccorso strapieno di gente: il problema probabilmente parte dall’alto, esprimo tutta la mia comprensione nei confronti del personale". Infine il capitolo telefoni. "Eravamo nell’isolamento più totale: pur essendo al terzo piano – conclude – il telefono non prende e neppure internet. C’è una rete wi-fi, ma non funziona".

Proteste su cui l’Asl ha effettuato verifiche immediate arrivando alla conclusione che la giovane mamma ha calcato un po’ la mano ma non ha tutti i torti. "In questi giorni di caldo pazzesco – spiegano – capita che la situazione nelle camere non sia proprio perfetta. L’aria condizionata funziona, ma a causa del ’carico’ di questo periodo ci sta che la potenza non sia al massimo. Ed è vero che in alcune stanze le tapparelle non vengono giù, cosa di cui si occuperà il settore tecnico. Ma parlare di caldo insopportabile foese è esagerato. I telefoni? La struttura è prevalentemente metallica, in alcuni punti non funzionano bene".

Daniele Masseglia