Viareggio, 19 novembre 2020 - Ha appena tre anni, e nell’ultimo mese si è dovuto sottoporre a due tamponi molecolari per poter rientrare all’asilo. "Entrambi negativi – racconta un’amica di famiglia, che ha deciso di raccontare questa storia "perché – dice – ci troviamo a vivere grandi preoccupazioni in una situazione troppo confusa".
"Il primo tampone - spiega - è stato chiesto dalla scuola perché il bambino era appena raffreddato e l’ultimo per dei presunti problemi intestinali". Episodi di poco conto, ma inseriti nell’elenco dei sintomi sospetti, potenzialmente legati al Covid. Per questo le insegnanti hanno isolato il bambino, chiamato la madre, e chiesto il test per il reinserimento in classe. "Il primo tampone – racconta l’amica di famiglia - è stato fatto con la Asl, quindi con ricetta del pediatra, a Villa Pergher. Ma in questa seconda occasione la mamma non è riuscita a prenotare l’appuntamento. Così, su suggerimento della rappresentante di classe, ci siamo rivolte ad un centro analisi privato".
Al costo di 80 euro il piccolo viene subito sottoposto al suo secondo tampone, "E anche questo è negativo. A quel punto la mamma – va avanti l’amica – ha chiesto al pediatra di certificare questa negatività. Ma il medico si è rifiutato, spiegando che quel risultato per lui non era valido. E senza il certificato del medico la scuola si rifiutava a sua volta di far rientrare il bambino in classe. Con tutte le complicazioni che questo causa ad una mamma lavoratrice. Mi chiedo - conclude l’amica – perché i test fatti dai centri analisi non abbiano valore in caso di negatività, ma lo abbiamo invece se l’esito è positivo. Credo inoltre che, stando così le cose, dovrebbe almeno essere specificato con una cartellonistica all’esterno. Già viviamo grandi preoccupazioni, almeno dovrebbero garantirci tutti un po’ più di chiarezza".