
Un test in laboratorio
Viareggio, 14 novembre 2021 - Un uomo, libero professionista, e una donna straniera che lavora in Italia come stagionale: tra loro scocca la scintilla e una storia d’amore. Poi la nascita di un bambino nel gennaio del 2017 ma anche un epilogo che il protagonista (che chiameremo con un nome di fantasia, Luca) non avrebbe mai immaginato.
Ovvero che quella creatura non è sua: quell’amore finisce così in una vorticosa vicenda giudiziaria sul piano civile e sul piano penale. Ma soprattutto termina con una sentenza dolorosa, perché quel bambino, oltre a non essere il figlio, non può portare il suo cognome.
E lui deve dimenticarlo per il suo bene. Una storia complicata dove protagonista suo malgrado è un piccolo che oggi ha poco più di 4 anni. A raccontare questa vicenda è proprio il padre del cuore anche se non quello naturale, quell’uomo che lo ha visto nascere e che lo ha riconosciuto, cullato e abbracciato.
Quando e come ha conosciuto la sua ormai ex compagna? "Ci siamo conosciuti nel 2013 io abito tra Viareggio e la Versilia. Entrambi avevamo la passione del ballo e ci siamo trovati in un locale in Versilia. Abbiamo deciso di andare a vivere insieme. Lei aveva già due figli più grandi ma eravamo una famiglia – racconta Luca che torna indietro nella sua vita con grande dignità e compostezza –. Andava tutto bene. Pensavo che fosse la donna della mia vita (il tono di voce quando pronuncia queste parole si modifica) invece mi sbagliavo...". Cosa e ‘successo? "La mia compagna è rimasta incinta. Una circostanza felice e nel 2017 è nato quello che pensavo fosse mio figlio. E’ nato all’ospedale Versilia e lo ho riconosciuto. Eravamo contenti. Una famiglia. Mia madre voleva bene ai tre nipoti senza alcuna differenza". Quando ha avuto i primi sospetti sulla paternità? "Il bambino cresceva ed era sempre più biondo e con gli occhi azzurri. Caratteristiche fisiche lontane da quelle che abbiamo in famiglia. Inoltre la mia compagna era cambiata. Era indifferente nei confronti del bambino e miei. Una situazione che mi ha convinto a fare un test di paternità per capire se ero davvero io il padre del piccolo. Il mio affetto nei confronti del bambino non era cambiato. E così ho scoperto che non ero il padre: non esisteva alcuna corrispondenza genetica tra me e mio figlio".
Luca resta sconvolto da questa scoperta, ma quel test del Dna che ha acquistato non ha validità legale. Chiede alla compagna di farne un altro per accertare la verità. Lei accetta e quel test, così come lo mostra a Luca, racconta il contrario: smentendo di fatto il primo riscontro che aveva avuto il compagno.
Per quel test dell’ospedale Luca è infatti il padre del bambino. Tutto sembra risolto ma non è cosi, perché Luca va fino in fondo e fa valutare il test da una genetista che le rivela come quel test sia stato manomesso, e che quella manomissione non può averla fatta chiunque ma a farla deve essere stato un medico, un professionista che sa come farla.
Il 18 giugno del 2018 nella casa dove Luca e la sua compagna vivono arriva il momento del confronto e della verità, ammessa dalla donna. Messa alle strette lei confessa tutto e ammette che il bambino non è figlio di Luca. Che filma la conversazione. Quella che avrebbe dovuto essere una storia d’amore non lo è più. Restano un uomo e una donna che non hanno più niente in comune. E resta un bambino che fino a quel giorno aveva una famiglia e una nonna che gli voleva bene .
«Le avevo proposto che mi sarei occupato del bambino nonostante tutto - racconta Luca -. Ma è andato tutto a rotoli". Lei ha cambiato la serratura della casa dove vivevano e ha cambiato versione. Luca ha deciso di rivolgersi alla autorità giudiziaria. Ci sono stati degli accertamenti. C’è stata la pronuncia del giudice civile. Ma a Luca non basta.
Quale è il suo obiettivo? "Il mio obiettivo è smascherare quel medico che ha manomesso il test. Sono certo che c’è - sottolinea -. Per questo dico se nella nostra zona esistono episodi analoghi devono venire fuori perché quel professionista ha violato il giuramento di Ippocrate e cambiato la vita delle persone". Luca è amareggiato. Quel bambino lo porta nel cuore. Ma vuole andare fino in fondo. Intanto a fine novembre a Lucca ci sarà il processo penale nei confronti della sua ex compagna, che nel frattempo è tornata nel suo paese di origine nell’Est Europa e che potrebbe non presentarsi in aula. Cosa farà adesso? "Non mi costituirò parte civile perché non mi interessa un eventuale risarcimento", racconta ancora Luca. La sua storia è stata raccolta in forma anonima anche dalle Iene, la popolare trasmissione tv di Mediaset. "Per quella che credevo fosse la donna della mia vita non provo più niente - conclude Luca -. Né rabbia né rancore. Provo solo pena, quella sì. Ma vorrei tanto che chi ha manomesso il test fosse smascherato". Ora questa dolorosa sta per approdare in un’aula giudiziaria.