FRANCESCA NAVARI
Cronaca

Coronavirus, il caso del 34enne tornato da Madrid e finito in terapia intensiva

Ragazzo di Massarosa ricoverato a Livorno col padre, positivi anche gli altri familiari mentre tre contatti sono in sorveglianza attiva

Coronavirus

Massarosa (Lucca), 20 agosto 2020 - L’illusione cullata da tanta gente, che il Covid sia pericoloso solo per gli anziani, ha trovato un’ulteriore smentita a Massarosa: un 34enne che era rientrato da Madrid con la moglie è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Livorno, ma non è in condizioni critiche. Sempre a Livorno, nel "normale" reparto Covid, è ricoverato anche il padre.

Il giovane, secondo gli accertamenti Asl, avrebbe contagiato quattro familiari, tra cui il padre. Gli altri tre sono in quarantena a casa e stanno bene, e come di consuento è in corso il tracciamento dei contatti avuti dal nucleo con altre persone. I carabinieri hanno smentito le voci, messe in giro in Versilia, che lui e il padre fossero venuti via dall’Ospedale Versilia costringendo i militari ad andarli a prendere a casa. Secondo il sindaco Alberto Coluccini, autorità sanitaria del Comune, al momento i positivi a Massarosa sono 9, mentre 19 cittadini sono in quarantena precentiva: di questi, 3 sono relativi a contatti della famiglia del giovane tornato dalla Spagna.

Ma tante persone, giovani o anziane, nonostante i mesi di lockdown e le morti a catena, continuano a prendere sotto gamba il pericolo del virus e snobbano le misure di prevenzione dei contagi. A loro si rivolge Alberto Ricci, di Forte dei Marmi, che ha raccontato pubblicamente la sua odissea di malato su Facebook: "Quando la mascherina vi disturba, pensate ai vostri figli e ai vostri genitori. Sono trascorsi quattro o cinque mesi dalla discesa all’inferno, e vorrei parlare a coloro che si sentono invincibili. L’ultima cosa che ricordi “del prima” è che ti hanno spogliato, nudo come un verme, tolto tutto quello che era tuo, anche la fede dal dito e ti hanno messo su una lastra fredda per essere intubato. E tutto doveva essere fatto prima possibile. Poi ti addormenti ed entri nel buio: i suoni rimbombano e non senti, non ci vedi, hai la congiuntivite per l’eccesso di ossigeno e un taglio all’occhio destro, la bocca è piena di croste, nel naso hai qualcosa e non capisci cos’è, le mani non si muovono. Piano piano vedi ombre, incappucciate, coperte con teli bianchi o verdi. Parlo con mio padre che è morto quando avevo poco più di vent’anni. Il casco fa un rumore continuo che sembra di essere affacciati al finestrino del treno e dà uno spiccato senso di claustrofobia. Passano i giorni, la situazione migliora. Una sera il capo degli angeli della rianimazione mi chiede se volessi parlare con mia moglie. Mio padre mi ha insegnato ad essere ottimista, e chi era ad aspettarmi valeva la pena di essere riabbracciato".