Dopo l’annuncio ufficiale, grande emozione anche per Fabio Genovesi, scrittore versiliese, grande appassionato di ciclismo e dal 2019 voce della Corsa Rosa per la Rai.
Cosa si prova a commentare il Giro dalla propria terra? "Sono un po’ di anni che commento il Giro, ma farlo dai “miei posti“ è stato davvero emozionante. Io sono versiliese ma anche con Lucca ho un rapporto di grande amore. Un rapporto d’amore che la gente di questi luoghi ha anche per il ciclismo e per il Giro. Mi sembrava giusto che tornasse qui, dov’è stato accolto alla grande".
Cosa può portare una manifestazione come il Giro d’Italia? "È una manifestazione bella, vera. Ormai si organizzano ovunque eventi legati al cibo, ma i territori sono anche altro e hanno molto da raccontare. È quello che cerco di fare io con il Giro d’Italia: racconto la vera anima dei territori. Le eccellenze gastronomiche ma anche molto altro. È bello vedere che le persone si entusiasmano anche per qualcosa di diverso".
Secondo lei c’è un italiano che potrà stupirci quest’anno? "No, sono onesto. Credo che sia normale, questo è un periodo molto duro per il ciclismo italiano. Le nostre strade sono pericolose e non c’è rispetto per chi va in bicicletta. Non ho figli, ma se ne avessi anche io avrei paura a mandare un ragazzino ad allenarsi per strada. Non è un caso che i grandi campioni ormai vengano da paesi in cui c’è grande rispetto per il ciclismo. In Italia mandiamo più volentieri i bimbi a giocare a padel e a calcio, chiusi e isolati. Ma così non possiamo avere nuovi grandi campioni".
Giulia Prete