MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Trent’anni da balneare: "Dal sogno di famiglia all’incubo delle aste. Aggrappati ai ristori"

La storia di Luca Petrucci, il bagnino diventato imprenditore-sindacalista. Nel 1993 col fratello ha rilevato lo stabilimento Alberto a Lido di Camaiore. "Ora l’unico punto di caduta è il valore aziendale, frutto dei nostri investimenti". .

Una delle tante proteste dei balnari contro la direttiva Bolkestein (. Foto Umicini

Una delle tante proteste dei balnari contro la direttiva Bolkestein (. Foto Umicini

Per una vita è stato il sogno dei suoi genitori: lavorare, in famiglia, in riva al mare. Sogno che dopo vent’anni da bagnino Luca Petrucci, insieme a suo fratello Nicola, è riuscito ad esaudire (anche per loro) nel 1993 "Quando si presentò l’occasione e acquistammo il bagno Alberto" di Lido di Camaiore. E da padre, Luca – a lungo presidente dei balneari del Lido e dal 2022 presidente del Sib della provincia di Lucca e Massa Carrara – ha poi sognato di tramandare l’impresa ai suoi figli, che oggi hanno 17 e 5 anni. "Il secondo è ancora piccolino, mentre il primo – racconta Petrucci – dopo un paio di stagioni passate a rastrellare sul mare, quest’anno ha cominciato a lavorare al bar. Ma con lui mi raccomando ogni giorno, gli dico: “Studia“, perché questo nostro sogno si è fatto precario e rischia di trasformarsi in un incubo..."

Petrucci, per gli stabilimenti balneari le aste ormai sono inevitabili: scadenza limite settembre 2027. Ancora tre stagioni e poi...

"Già, pare proprio sia finita così. Eppure c’è stato un momento in cui pensavamo di poter uscire dalla direttiva Bolkestein, perché questo Governo ci aveva dato delle rassicurazioni e le aspettative erano alte. L’ultima speranza è stata la mappatura, sembrava destinata a risolvere tutto. Non so se è stata fatta bene o male, ma abbiamo visto come è andata finire. Poi negli ultimi anni, negli ultimi mesi con la sequenza di sentenze che sono arrivate sull’illegittimità delle proroghe, abbiamo capito che la strada era segnata".

Come vivete quest’epilogo?

"Già da un po’ con una sorta di rassegnazione. E la consapevolezza che l’unico punto di caduta restava, e resta ancora, il valore aziendale".

Secondo la bozza di decreto approvato dal consiglio dei Ministri per i concessionari uscenti è prevista “un’equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni“.

"E questo, in una bozza che lascia ancora tanti punti in sospeso e difficili da comprendere, è forse il passaggio più deludente. Negli ultimi cinque anni gli investimenti, proprio per l’incertezza della situazione, si sono inevitabilmente contratti. Ma ciò che è stato costruito regolarmente sulle spiagge, come ristoranti, piscine, bar, cabine..., resta ed ha un valore. Secondo l’Europa gli indennizzi, a carico dei subentranti, rappresentano una barriera all’ingresso di aspiranti concessionari, ma guardandola dalla nostra prospettiva senza indennizzi quello che facciamo è un regalo a chi ci subentrerà. Il valore dell’azienda non può essere annullato, a nostro discapito".

Dopo due anni di attesa, che idea si è fatto di questo testo varato dal governo Meloni?

"Ho provato a leggerlo e, onestamente, come molti miei colleghi, mi ha lasciato smarrito. Tra le tante questioni difficili da comprendere c’è la possibilità per i Comuni di decidere di anticipare le aste. Aspettiamo di vedere i decreti attuativi, ma questa possibilità rischia di generare il caos".

Quando nel 1993 ha acquistato il bagno Alberto si immaginava tutto questo?

"Onestamente no. Come tutti i genitori speravo di costruire qualcosa anche per i miei figli. Poi l’orizzonte tutto d’un tratto è cambiato, come accade durante i temporali estivi. La nostra è una tra le imprese, come altre novanta circa a Lido, che ha sottoscritto un atto formale (che garantisce un rinnovo pluriennale della concessione sulla base di investimenti fatti ndr) e questo ci concede la possibilità di lavorare con un po’ più di serenità. Ma sono molto preoccupato per il futuro. Di veder svanire i sogni e i sacrifici di una vita".