
Trent'anni dopo, i ricordi del Prof. Costante Pascariello
Chi lo ha avuto come insegnante o come preside, anche a distanza di anni, non può che rivolgere un sentito “grazie, professore, per quello che mi ha insegnato”. Proprio così, il professor Costante Pascariello - del quale fra due giorni ricorre il trentennale della scomparsa - ha lasciato una traccia nitida nella memoria dei suoi allievi. Era un uomo colto, il latino e il greco per lui non avevano segreti, dietro il volto che poteva sembrare ombroso o autoritario si nascondeva un uomo dotato di una straordinaria ironia. Ufficiale della brigata Folgore, aveva combattuto in Africa e dopo la sconfitta di El Alamein, venne fatto prigioniero dagli inglesi: in campo di concentramento, cominciò a dare lezioni di italiano non solo a soldati poco alfabetizzati ma persino agli inglesi che volevano imparare la nostra lingua. Le prime nomine da docente al Nord (dove conobbe la futura moglie Ester, scomparsa nel marzo scorso) poi il trasferimento nella natia Viareggio (il padre aveva lavorato a lungo alla Capitaneria di Porto) dove fino a quando è rimasto nella vita terrena, è riuscito a coltivare le sue passioni oltre all’insegnamento, docente a Viareggio e a Forte dei Marmi e poi preside a Lido di Camaiore. Era un poeta raffinato, una sua raccolte di liriche - ad uso e consumo dei suoi amici: fra questi Mario Monicelli - resta un piccolo gioiello. Ma era soprattutto l’insegnamento prima e poi il “ruolo” di preside, che lo facevano gioire. Ruoli che ha interpretato con uno stile personale, come quando la mattina andava a prendere alcuni ragazzi a casa, in quelle case di campagna dove i genitori pensavano che in capo alla giornata se il figlio andava a scuola, sarebbero mancate braccia... per il lavoro nei campi. “Deve prendere almeno la licenza media: poi mi ringrazierà”. E tanti giovani, diventati adulti, non hanno mai mancato di ringraziare. “Lei non si ricorda di me” Sì che mi ricordo.... so che sei diventato...”. Sorrideva, il professor Pascariello che sotto la scorza ruvida aveva un animo gentile: passeggiando all’imbrunire sulla spiaggia del bagno Aurora, trovava ispirazione dal volo dei gabbiani ai quali ha dedicato più di una lirica. Vogliamo pensare che il professore sorrida ancora ripensando al “quaderno delle bischerate” e allo “sciabigotto d’oro” che aveva coniato come presidente delle “Michele Rosi” a Lido, o al carnevale del rione Marco Polo, alla cui nascita aveva dato un contributo fondamentale. Grazie di tutto, professore.