È successo di nuovo. Dopo le fotografie da cartolina, scattate sabato, di prima mattina, del presidente della Regione Eugenio Giani con la draga a lavoro, un altro peschereccio della flotta Milù Pesca, domenica sera, si è incagliato uscendo dal porto. Grazie all’elica di prua, che insieme alle manovre del comandante ha consentito alla barca di tirarsi fuori delle secche dell’avamporto, si sono evitate le conseguenze che, appena una settimana fa, hanno portato il “Vincenzo Milù“ a schiantarsi contro la scogliera del Molo. Ma a quel punto anche chi, della flotta marinara viareggina, aveva deciso di uscire, visto il rischio a cui andava incontro prendendo il largo, ha fatto rientro in banchina.
"Le condizioni di insabbiamento dell’imboccatura dell’avamporto, nonostante ciò che ha dichiarato il presidente Giani sostenendo che l’approdo è agibile, non consentono ai pescherecci di uscire in sicurezza" ribadisce, e ribadirà oggi alla commissione regionale in visita a Viareggio, la presidente della Cittadella della pesca, Alessandra Malfatti, che riunisce tutte le cooperative dei pescatori. E vista anche l’ordinanza firmata dalla Capitaneria, che impone alle unità marittime la massima prudenza e di percorrere il canale di ingresso al porto alla minima velocità, "in caso di incidente, oltre alla vita, oggi gli armatori a rischiano anche conseguenze penali. Se il governatore Giani, durante le due visite a Viareggio, avesse trovato il tempo e la voglia di parlare anche con i pescatori forse – aggiunge Malfatti – avremmo potuto spiegargli perché i pescherecci, da due mesi, sono ostaggio della sabbia".
Anche la draga Aurieldo – incaricata dell’escavo in somma urgenza dall’Autorità Portuale dopo la mareggiata di inizio novembre – a causa delle condizioni meteo marine ieri mattina è rimasta in banchina. "Lo ribadiamo – prosegue Malfatti – non è idonea a risolvere una situazione d’emergenza come quella che vive oggi il porto di Viareggio". Il canale navigabile "Solo in alcuni tratti raggiunge una profondità di tre metri, il suo tracciato non è omogeneo. Ci sono banchi di sabbia che rappresentano un pericolo, soprattutto per i pescherecci che escono di notte e che – spiegano ancora i pescatori – non possono permettersi di pagare la scorta dei sub per indicare la rotta da percorrere per entrare e uscire dal porto"
E ciò che, in una situazione già critica, ha deluso l’intera categoria "è che non sembra ci sia l’interesse ad affrontare una situazione che rischia di mandare a fondo l’intero comparto". Già fiaccato dal Covid, poi dalle conseguenze economiche che la guerra in Ucraina ha scatenato, a cominciare dall’aumento dei prezzi del gasolio, fino alla calamità naturale. Con lo stato di emergenza, in cui la categoria chiede di essere inserita per avere il diritto ai ristori. "Da novembre – un pescatore mostra il libretto della nave –, prima per il maltempo e poi per gli effetti di questo insabbiamento, sono potuto uscire soltanto undici giorni. Quale impresa può permettersi di sopravvivere a queste condizioni?".
Se la Regione e l’Autorità portuale, ente che governa il porto, non prenderanno provvedimenti efficaci per liberare il porto dalla sabbia, "saremo obbligati a prendere decisioni drastiche". La più drammatica è il disarmo dell’intera flotta marinara, che con circa 120 barche è la più grande della Toscana. "E questo – spiega la presidente della Cittadella della pesca – vorrebbe dire un licenziamento collettivo del personale di bordo". Parliamo di oltre duecento persone, oltre al personale della Cooperativa, e di altrettante famiglie che vivono di pesca. "Valuteremo altrimenti di trasferire l’intera flotta in un altro porto. Ma questa – prosegue Malfatti – sarebbe una sconfitta per tutta la città e per la sua storia". E anche per il futuro dello scalo, visto che nel nuovo mercato ittico la Cittadella della Pesca ha investimenti milioni di euro. E altrettanti la Regione, che solo per la realizzazione del la nuova banchina commerciale al Triangolino nel 2014 stanziò 2,6milioni di euro in favore dell’Athority. L’obiettivo era rilanciare l’approdo, accogliendo anche i croceristi di medio e piccolo cabotaggio. "Inaugurata con una grande cerimonia nel 2020, oggi – fanno notare i pescatori – la banchina commerciale è completamente insabbiata". Dove tre anni fa il fondale misurava sei metri , oggi i parabordi sono per metà sommersi nella rena. "Qui non potrebbe attraccare nemmeno un patino, figuriamoci le navi da crociera...".
"Si parla tanto di investimenti, di progetti, di rilancio, e giustamente, di sicurezza nei luoghi di lavoro – conclude l’armatore di un grande peschereccio –. Intanto, mentre parliamo, il porto ha toccato il fondo".