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Un drone contro i bracconieri. Così il Parco dichiara guerra ai pescatori di frodo del Lago

L’ente di Migliarino-San Rossore punta sulla tecnologia: in campo uno strumento dotato di termocamera . I controlli degli ultimi anni tra sequestri e denunce. L’importanza della gestione degli accessi alle rive. .

Un bivacco di pescatori sulle sponde del lago di Massaciuccoli: il gruppo era all’opera nelle scorse settimane con tanto di gommoni

Un bivacco di pescatori sulle sponde del lago di Massaciuccoli: il gruppo era all’opera nelle scorse settimane con tanto di gommoni

La lotta alla pesca abusiva diventa tecnologica grazie al nuovo drone con termocamera in dotazione ai GuardiaParco dell’ente di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli. Una misura importante per contrastare il bracconaggio ittico sempre più evoluto, caratterizzato da gruppi organizzati con “sentinelle” posizionate in punti strategici che comunicano, tramite Whatsapp, l’eventuale arrivo di forze dell’ordine ai pescatori in acqua.

Quella che il Lago sta vivendo in questa fase è una situazione impensabile 20 anni fa, quando i primi pescatori di origine est-europea e asiatica iniziarono a frequentare il Massaciuccoli per la sua pescosità, anche grazie ad alcuni storici pescatori di professione che misero a disposizione di questi gruppi le loro bilance da pesca.

La regolamentazione con il divieto di detenzione del pescato, conseguente alla presenza nelle acque di un’alga tossica, la microcistina, ha evidenziato gli opposti interessi tra chi fa pesca sportiva a spinning con il rilascio dei pesci e chi invece li cattura irregolarmente per consumarli, a volte anche sulle rive dei canali su falò improvvisati.

Da qualche anno il Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli promuove e coordina un progetto di salvaguardia che vede collaborare forze di polizia locale e dello Stato, un’associazione di guardie venatorie volontarie e le Gav del Parco. Un’attività che ha avuto come risultato numerose denunce penali, sequestri di reti abusive e varia strumentazione, come testimonia il recente fermo ad un bracconiere a cui sono state elevate una serie di sanzioni. Operazioni che potrebbero essere incrementate ulteriormente se si invertisse la tendenza che ha visto in questi anni il numero di agenti di polizia locale diminuire continuamente.

"I controlli, inoltre, potrebbero essere più efficaci – si legge in una nota del Parco – se si trovasse una soluzione per rendere maggiormente difficoltoso l’accesso ai luoghi di pesca. Le strade vicinali che portano alle rive potrebbero essere chiuse con sbarre, con ingresso riservato ai proprietari delle strutture di ricovero delle imbarcazioni, agli agricoltori, alle forze dell’ordine e di emergenza e agli enti preposti alla manutenzione".