
Una delegazione del Carnevale incontrò il papa a Roma nel 2016 e Fabrizio Galli gli regalò un capello di Burlamacco
Di quel giorno Fabrizio Galli ricorda il sole, che scaldava l’aria di fine autunno. E il mondo, con tutte le sue sfumature, riunito in piazza San Pietro. Lì in mezzo, nella folla ai piedi della Basilica, spiccava anche quel copricapo rosso, disegnato da Uberto Bonetti come un’onda del mare. Il cappello di Burlamacco. Lo portò proprio Galli, partito insieme a una delegazione del Carnevale di Viareggio, dalla Cittadella, per farne dono a Papa Francesco. Era il 13 novembre 2016.
"Un giorno bellissimo, segnato da un’emozione che non dimenticheremo mai" ricorda, soprattutto, il carrista. Che insieme al vicepresidente della Fondazione Marco Szorenyi e alla consigliera Monica Guidi, con i colleghi Jacopo Allegrucci e Michele Canova, ebbe l’occasione di un rapido incontro con il Pontefice. "Quando Papa Francesco si avvicinò mi tolsi il cappello e glielo allungai". Galli disse poche, semplici, parole: "Questo è il seme della bellezza del Carnevale. È il cappello di Burlamacco". E benché il carrista fosse consapevole di quel gesto "forse un po’ sfacciato", il pontefice non fece una piega. Anzi. "Lo prese tra le mani, lo guardò e – racconta Galli – disse che assomigliava ad una mitra". Chiudendo con una battuta: “Potrei indossarlo anche per celebrare la messa...".
"E quelle parole – ricorda invece Jacopo Allegrucci – bastarono per far scomparire quel senzo di soggezione che un po’ tutti provammo vendendo il Pontefice avvicinarsi. La sensazione – aggiunge – fu invece quella di trovarci di fronte ad un uomo dall’immensa profondità, ma anche capace di un’incantevole leggerezza". E proprio quel sorriso accogliente, espressione di "una luce incredibilmente luminosa", è ciò che il vicepresidente della Fondazione Marco Szoreny conserva di quel giorno di novembre. "A Papa Francesco – ricorda – consegnammo anche la rivista del Carnevale, spiegandogli chi eravamo e che arrivavamo da Viareggio". E lui annuì, perché conosceva la città, "ci raccontò di esserci passato da ragazzo per andare a trovare una zia che abitava a Pescia". E di quella cartolina, vista solo di passeggio, è rimasta però la memoria “Di un bellissimo lungomare“. La fotografia di quell’incontro Szorenyi l’ha incorniciata, ed esposta nel suo studio da ingegnere. "Tra tutte le esperienze che il Carnevale mi ha dato modo di vivere – conclude – questa, a livello umano e personale, è stata certamente la più bella".
Nato nel barrio popolare di Flores a Buenos Aires, figlio di emigrati piemontesi, che Jeorge Mario Bergoglio avrebbe cambiato la storia millenaria della Chiesa il mondo lo ha capito subito. Già nel momento in cui, dopo l’elezione, si affacciò dalla loggia di San Pietro. A partire dal nome che aveva scelto di portare: Francesco. Per la prima volta un Papa con il nome del Poverello d’Assisi. E allo sfarzo, anche Bergoglio, il Papa venuto dall’altra parte del mondo, ha deciso di rinunciare sin dal primo giorno. Al collo una croce d’argento, ai piedi le scarpe nere, "per camminare" tra la gente. Per il suo primo viaggio apostolico scelse Lampedusa, per denunciare "la globalizzazione dell’indifferenza" dopo aver lanciato un mare una corona di fiori. L’ultima uscita, prima di Pasqua, nel carcere di Regina Coeli. tra i detenuti. Sempre in cammino, sui sentieri più arditi e dimenticati.
E questo spirito rivoluzionario, fino all’ultimo testimone di pace in un mondo che spinge la guerra, il Carnevale lo ha colto e raccontato. Ma a modo suo: spregiudicato ma sincero. Nel corso dei suoi dodici anni di pontificato sono state infatti svariate le occasioni in cui i maestri della cartapesta hanno inserito Papa Francesco nelle loro creazioni. Come nel caso della maschera isolata ‘Bergoglio e Pregiudizio’ realizzata da Michele Cinquini e Silvia Cirri, che si aggiudicò la vittoria di categoria nel 2015 e ancora, nel 2017, l’altra maschera isolata di Paolo e Alessandro Vanni dal titolo ‘Il CheguePapa’, con la falce e il martello, che sfiorò il podio classificandosi al quarto posto.
Martina Del Chicca