DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Un mestiere in difficoltà: "Contratti fermi da 12 anni. I ragazzi non vengono più"

Il presidente della Lega Bagnini Versilia Massimiliano Pezzini scatta una foto del settore "Stiamo lavorando con le istituzioni. I giovani aiutanti? Una volta dovevo fare le selezioni".

Un mestiere in difficoltà: "Contratti fermi da 12 anni. I ragazzi non vengono più"

Un mestiere in difficoltà: "Contratti fermi da 12 anni. I ragazzi non vengono più"

Da diversi anni a questa parte, il mantra di inizio stagione è che "mancano i bagnini". Con Massimiliano Pezzini, presidente della Lega Bagnini Versilia, parliamo dei tavoli aperti per migliorare le condizioni della categoria.

Pezzini, da quali istanze nasce l’associazione?

"L’idea circolava da una ventina d’anni. Alla fine, al Palio dei Rioni organizzato dal Marco Polo ci siamo ritrovati e abbiamo deciso di fare il passo".

Quali obiettivi vi siete dati?

"In primo luogo, ci stiamo occupando del contratto sindacale integrativo provinciale, scaduto ormai nel 2012. In Versilia, grazie a una lotta sindacale condotta negli anni Settanta, abbiamo una paga leggermente più alta che nel resto d’Italia, che deriva da un lavoro più complesso che siamo chiamati a svolgere. Il contratto integrativo andrebbe rinnovato ogni 3 anni, e invece è fermo da 12. Siamo in trattativa con i sindacati e le controparti per arrivare a un rinnovo. E poi siamo in contatto con la Regione".

Su cosa lavorate?

"Vogliamo allungare la stagione balneare. Una volta, il bagnino entrava in servizio quando apriva lo stabilimento. Ora, tanti bagni hanno bar e ristoranti, e di fatto aprono già a primavera, mentre noi entriamo in servizio permanente dal 15 giugno al 15 settembre. Vogliamo che il periodo duri di più: dal 25 aprile al 5 ottobre. Per le prime settimane, si può ragionare di una sorveglianza ’affievolita’, che nel clou della stagione dev’essere invece fatta bene. Ne abbiamo parlato con l’assessore Marras del Pd e con Baldini della Lega. Marras ha risposto che la legge regionale dev’essere uniforme per tutti e non può costringere comuni con flussi contenuti come Capalbio ad aprire a fine aprile. Secondo noi, invece, la legge andrebbe fatta, magari con delle possibilità di deroga in base alle presenze turistiche. In questo modo, saremmo tutti contenti".

Secondo lei, perché ci sono sempre meno persone che vogliono lavorare sul mare?

"C’è meno interesse verso questo lavoro, che si sta modificando nella maniera sbagliata in questi anni. È uno dei motivi per cui siamo nati: non vogliamo far finire questo mestiere che ha una sua specificità in Versilia. Sicurezza, paghe e organizzazione sono i temi che possono restituire appeal alla professione. Per quel che riguarda i giovani, una volta era pieno di ragazzini che volevano dare una mano: ne avevo talmente tanti che dovevo fare le selezioni per sceglierli. Non era un lavoro, era un legame: io insegnavo loro a fare surf, a muoversi in mare, e loro facevano a gara per aiutarmi a chiudere, a rastrellare. Un giorno, una signora iniziò a urlare, sbraitando di sfruttamento minorile. Per una mia scelta, smisi di coinvolgere i ragazzi. La mentalità delle persone è cambiata, e credo che si sia riversata anche sui figli, che non vengono più a fare gli aiuto-bagnino come usava ai nostri tempi".