Una "sirena" sulla spiaggia del 1915. I consigli di Puccini per conquistarla

Il rapporto di amicizia che legava il maestro all’amico Schnabl, grande appassionato di opera lirica. Fu lui a fargli conoscere la sua futura moglie, poi prematuramente scomparsa otto mesi dopo il matrimonio.

Una "sirena" sulla spiaggia del 1915. I consigli di Puccini per conquistarla

Il bassorilievo di Giulia Lusardi, realizzato dallo scultore Pietro Canonica che si trova al cimitero di Perugia

Spiaggia di Viareggio, estate 1915. Sotto l’ombrellone del tempo Giacomo Puccini e il suo grande amico Riccardo Schnabl Rossi – perugino, grande appassionato d’arte e in particolare di opera lirica – commentano la raffinata bellezza di una giovane ragazza che dalla sua Piacenza viene in vacanza in riviera con la madre e la sorella. Per il Maestro, che spinge l’amico più giovane a provarci, è addirittura bella come una Sirena: come la sua Tosca, che al pittore Cavaradossi fa cantare: "… Mi avvinci nei tuoi lacci mia sirena…".

Schnabl vorrebbe sì osare con tanta insperata bellezza, ma lo frenano un po’ i suoi diciassette anni più della ragazza. Si decide solo a fine estate, quando il Maestro lo incoraggia di nuovo con una lettera che rissulterà decisiva, indirizzata a Villa Schnabl sulle rive del Trasimeno il 18 novembre 1915. "... Seppi che erano ancora a Viareggio tempo fa e sempre sole - nessun moscone - Ecco tutto - ciao scusa se dispongo così di te! Ma l’amicizia fa fare questo e altro! tuo affettuosamente, io almeno la penso così, Giacomo Puccini".

La donna attraente, che l’incauto Puccini per ben due volte aveva definito Sirena, era la venticinquenne Giulia Lusardi di Piacenza. Schnabl la sposò con rito civile a Magione sul Trasimeno, nel suo comune di residenza. Era il 27 gennaio 1917. Un matrimonio in sordina ma che si annunciava comunque ricco, felice, pieno di svaghi, di attenzioni e di tanta musica. Nei mesi successivi al matrimonio il Maestro, impegnatissimo ad allestire la prima rappresentazione della sua opera Rondine al Teatro dell’Opera di Montecarlo, scrive più volte a Schnabl per avere suoi ospiti, lui e la giovane sposa, che ora, con molto più garbo, definisce “gentile signora”.

Ma tutto precipita in modo drammatico nel volgere di pochi giorni. Giulia muore all’improvviso di tifo all’Ospedale Mauriziano di Torino, otto mesi dopo il matrimonio. La lettera di Puccini all’amico disperato ci dà ancora oggi il senso più profondo di quella tragedia che scosse Viareggio, e finì sulle pagine di molti giornali del tempo. "... Caro Riccardo non sapevo dove tu fossi, altrimenti ti avrei scritto prima - ma che valgono le parole e le lettere? Dopo una simile disgrazia niente può essere di sollievo: forse il tempo! - Povero amico così colpito atrocemente dal destino! e povera signora così buona, bella e cara! Qui a Viareggio ha fatto impressione enorme. Noi abbiamo veramente sofferto con te - Fosca ed Elvira ti salutano e vorrebbero confortarti - Fatti animo e coraggio, non ti abbandonare alla disperazione - devi sopportare il colpo con animo forte non c’è rimedio, è l’inesorabile! Troverai negli amici poco conforto ma te lo offrono con tutto il cuore - che farai? rimarrai a Milano - Scrivimi qualche volta ti bacio con affetto tuo Giacomo".

Sintesi dell’episodio dal recente libro di Giampietro Chiodini, “La Belle Époque sono io. Storia straordinaria di Riccardo Schnabl Rossi”. (Morlacchi Editore, Perugia, 2023)