
Un’alba vigliacca: "Mi metto qualcosa...". E poi aprirono il fuoco. Colpi sparati per uccidere
La notizia entrò nella casa degli italiani con il giornale radio delle
9.30. "Tre poliziotti sono stati uccisi a Querceta in provincia di Lucca...". Poche altre frammentarie informazioni, poi la lugubre
formuletta "i familiari delle vittime sono stati avvertiti" che per tanti altri anni, “La notte della Repubblica” o “Gli anni di piombo”,
avrebbe accompagnato la fine dei servizi radiofonici. Fu così che il nome del brigadiere Gianni Mussi e degli appuntati Giuseppe Lombardi e Armando Femiano (le vittime) e del maresciallo Giovambattista Crisci (ferito gravemente) generò uno sgomento generale, la Versilia e
Viareggio impietrite dal dolore, con un intreccio di storie e di situazioni da far accapponare la pelle.
Il servizio - Da qualche mese le filiali delle banche e gli uffici postali da Torre del Lago a Forte dei Marmi erano finite nell’occhio del ciclone dei banditi. Per gli inquirenti, uno dei sospettati era Massimo Battini, 26 anni, evaso dal carcere a luglio, dove era finito sempre per rapine e reati contro il patrimonio. La polizia gli dava la caccia. Gli investigatori avevano deciso di effettuare una serie di perquisizioni la mattina del 22 ottobre, coinvolgendo in questo servizio anche militari provenienti da altre questure e commissariati.
Una delle case nel mirino era quella della famiglia Federigi in via del Lago a Montiscendi, comune di Pietrasanta, non lontano dal confine con Seravezza. Per la verità, non c’era la sicurezza quell’abitazione (il padrone di casa era in carcere) fosse il nascondiglio di Massimo Battini, nonostante che il maresciallo Crisci fosse convinto del contrario, come ha scritto e ribadito nel suo libro di memorie Un’alba vigliacca.
Il tranello - I poliziotti si presentarono verso le 6.30 nell’abitazione del Federigi: furno i cani a svegliare Giuseppe Federigi, 20 anni, che si affacciò - come emerge dalle testimonianze rese durante il processo - "da dietro una tenda chiedendo il motivo della presenza degli agenti". Un botta e risposta che sembrava banale
ma... "Dobbiamo fare una perquisizione". "Chi c’è in casa?" "Io, mia madre e i miei fratelli". "Mi metto qualcosa addosso e vi faccio entrare"... Pochi attimi dopo una prima raffica di mitra, esplosa da Massimo Battini, colpisce a morte Armando Femiano e ferisce gravemente Giuseppe Lombardi, Gianni Mussi e Giovambattista Crisci. I primi due feriti vengono finiti con il colpo di grazia; Crisci si salva - ma lotterà per due mesi contro la morte in un letto d’ospedale - perché il colpo di grazia viene... respinto dalla placca della polizia che aveva nel taschino della giacca. Gli autori del triplice delitto poi si arrendono: anche loro sono feriti, vengono accompagnati in ambulanza all’ospedale di Viareggio dove - la notizia aveva viaggiato
a mille - ci fu un tentativo, sventato dagli stessi colleghi delle vittime (uno però, raccontano i testimoni, aveva già messo il colpo in
canna...), di giustizia sommaria nei confronti degli assassini.
Quando il destino... - E pensare che il brigadiere Gianni Mussi il giorno in cui perse la vita era in ferie: avrebbe dovuto andare nelle Puglie a prendere damigiane di vino, ma il camion che aveva noleggiato ebbe un guasto vicino a Pistoia. Per rientrare a Viareggio, trovò un passaggio notturno, destinazione Migliarino Pisano. Qui, alle prime luci dell’alba vide una colonna di mezzi della polizia diretta a Viareggio. Riconosciuto, venne fatto salire. destinazione il comando della polizia stradale, dove era il raduno del personale impegnato nelle successive perquisizioni. "Vengo anche io" disse a Crisci... La moglie di Gianni Mussi era in attesa del secondo figlio. Anche Giuseppe Lombardi non avrebbe dovuto fare parte della stessa pattuglia impegnata in via del Lago a Montiscendi. Voleva però essere a fianco di Crisci, un collega per il quale aveva una grande stima...
Il processo - "Mi dichiaro prigioniero politico", annunciò il Battini, appartenente dal gruppo “Lotta armata per il comunismo”. E con questa connotazione terroristica il processo è andato avanti, con la condanna all’ergastolo per i due giovani accusati dell’omicidio dei tre poliziotti. La successiva - siamo a metà degli anni ‘80 - dissociazione dalla lotta armata da parte del Battini e grazie ai benefici di legge previsti dalla legge Gozzini fece sì che l’ergastolo diventò una condanna a 30 anni, diventati 29 con un piccolo condono. Dal marzo 2003, Massimo Battini è un uomo libero.
Giovanni Lorenzini