Vecoli a tu per tu con il "Drago". Il mémoire del pittore in ospedale. Tra coccole, nomignoli e riflessioni

L’architetto viareggino racconta in un libro disponibile in digitale la sua esperienza col sistema sanitario "Il testo è un omaggio al personale medico. Non dovremmo mai dimenticare l’importanza di questo servizio".

Vecoli a tu per tu con il "Drago". Il mémoire del pittore in ospedale. Tra coccole, nomignoli e riflessioni

L’architetto, pittore e scrittore viareggino Stefano Carlo Vecoli

VIAREGGIO

“A tu per tu con il Drago: in giro per ospedali tra fantasticherie e realtà“ è il titolo del libro uscito in questi giorni su Amazon, di Stefano Carlo Vecoli, architetto, pittore, scrittore viareggino.

Ma chi è il Drago, rappresentato in copertina da Vecoli stesso?

"È un racconto lungo, un ‘mémoire’, di avvenimenti personali accadutimi dal 2 maggio al 10 giugno 2021. Il Drago è una trasfigurazione della morte, perché tutta la mia vicenda, un intervento al cuore, è trasfigurata un po’ con la fantasia, un po’ con l’umorismo".

Il libro tocca tre strutture sanitarie: il Cnr di Pisa, l’Opa di Massa, il ’don Gnocchi’ di Marina di Massa, e la prefazione ha come autore Egidio Varone, cardiochirurgo che lavora all’Opa.

"Sì, è il medico che mi ha operato al cuore e che mi ha incoraggiato alla pubblicazione. In realtà ho riepilogato e trasfigurato tutta la vicenda per me stesso, per non dimenticare quel discrimine, quel prima e dopo della mia vita. Poi ho deciso di pubblicarlo come ringraziamento a tutto il personale sanitario. Io mi sono sentito trattato benissimo, quasi coccolato in certi momenti e credo che non dovremmo dimenticare di avere un servizio sanitario nazionale di un certo tipo. Porterò il libro in omaggio anche al ‘San Camillo’ di Vittoria Apuana, perché la vicenda è partita da lì, da quando un medico mi spedì d’urgenza all’ospedale Versilia, al pronto soccorso, accorgendosi che la situazione non era da sottovalutare”.

Il personale sanitario è identificato con nomi di fantasia e soprannomi. Da dove vengono?

"Non potevo ricordarmi tutti i nomi veri, quindi ho usato i tratti fisici, o gli atteggiamenti, che mi hanno suscitano analogie, come D’Artagnan, un dottore che voleva aspirarmi con una siringa del liquido nel cuore, mentre poi hanno dovuto riportarmi in sala operatoria per la stessa procedura. Qualcuno si riconoscerà, altri no, ma l’approccio è sempre affettuoso".

Un libro per ringraziare?

"Ringraziare e far riflettere: come la vita sia sorprendente e quando affronti una grave malattia inaspettatamente, il cervello diventa come una pallina da flipper che sbatte da una parte all’altra e pensi alle cose comuni che hai sempre rimandato, a questioni importanti e ad altre secondarie nello stesso momento. In ospedale mi sentivo come in una bolla, come se il mondo esterno non esistesse più e ho avuto anche degli effetti allucinogeni strani ma non spiacevoli, forse provocati dai farmaci".

Quali sono i cambiamenti nella vita quotidiana?

"Intanto la consapevolezza che il ‘Drago’ è molto più vicino di quanto si creda; poi fisicamente non ho la stessa forza di prima. Abito in un appartamento al terzo piano senza ascensore e domando sempre al controllo medico se non sia controindicato; sto bene, ma faccio tutto con maggiore calma. Ed è vero che non si pensa più alla lunga prospettiva ma giorno per giorno. L’anno prossimo compirò 70 anni, l’obiettivo è festeggiare".

Chiara Sacchetti