
“Se vi interessa, c’è Pelé al bar Olimpic. E’ lui, non ci sono dubbi”. La voce maschile, al di là di una vecchia cornetta di un telefono fisso - siamo nell’agosto 1991, agli albori deil’era dei cellulari -, era perentoria, intrisa di quella sicumera che può anche innervosire, tutto attorno si sentiva un po’ di confusione. “Ma è sicuro?” era stata la risposta dubbiosa del giornalista. “Non sarà mica un sosia” aveva aggiunto. “Vi ripeto: è lui, sta prendendo il caffè con Sergio Bicicchi. Ha fatto addirittura la coda alla cassa”. Il tempo di catapultarsi dalla sede della vecchia redazione in Galleria d’Azeglio verso il bar Olimpic e... incontrare Lui. Pelè. Roba da sali per riaversi dall’emozione.
Pelè, come un semplice turista, e non il riconosciuto Mito del calcio, era stato a spasso in Passeggiata, prima di andare allo stadio dei Pini per seguire una delle partite del mondiale Under 17. Una volta riconosciuto, Pelé sorrideva a tutti coloro che gli chiedevano un autografo o volevano farsi una foto con una piccola Polaroid. Per tutti, soprattutto per i bambini che non credevano ai loro occhi, aveva un sorriso. Per tutti. Una stretta di mano. Nessuno doveva andare via deluso. L’elogio della semplicità. La grandezza del Campione (ecco, lui si, con la C maiuscola) che si mette al “servizio” dei tifosi. Senza mai spazientirsi. A distanza di anni, una lezione ai campioni o presunti tali di oggi...
Ma non era finita lì, il Pelé-day di quel giorno di agosto. Il passaggio sulla spiaggia del bagno Oceano dopo un bagno di folla, prima di andare sulle tribune dello stadio Pelé era a Viareggio in veste di testimonial della Fifa, la federazione calcistica internazionale organizzatrice del mondiale Under 17, che si svolgeva in mezza Toscana, con lo stadio dei Pini al centro dell’attenzione perché campo principale per l’Italia di un giovanissimo Alessandro Del Piero.
Ovviamente la presenza di O’ Rey a Viareggio e allo stadio dei Pini venne annunciata da un passaparola che coinvolse tutta la città. Sulle tribune però Pelé rimase in disparte, “rapito” dai dirigenti della Fifa, del Viareggio e dai rappresentanti del Comune che vollero preparargli una sorpresa, con regalo-simbolo incorporato: la consegna della maglia del Viareggio che in quella stagione aveva come sponsor la Fondazione Carnevale, con tanto di Burlamacco.
E se c’è una Nazione dove lo spirito del Carnevale è nell’anima della gente, questo è il Brasile. “Encantado” disse Pelé rivolgendosi al sindaco Antonio Cima, mentre gli consegnava la composizione quadro+maglia. “Encantado”, Pelè lo aveva detto anche poco prima quando era entrato nello stadio dei Pini che viveva i suoi giorni più belli, con i pini lussureggianti che incorniciavano il perimetro dell’impianto e un terreno da gioco verde, simile all’epoca a un panno da biliardo, come ce ne erano pochi in Italia. Così le due foto di quel giorno - con Sergio Bicicchi, titolare del bar Olimpic (un affettuoso ricordo, a due anni dalla prematura scomparsa) e col sindaco Cima - fanno parte del patrimonio di immagini della memoria della città, che prima o poi dovranno trovare una sistemazione definitiva fruibile a tutti. E sarà bene che qualcuno ricordi di avere fatto un nodo al fazzoletto...
Giovanni Lorenzini