Villa comprata e rivenduta dal compagno della Santanché, ora si indaga per riciclaggio

Il caso dell’immobile a Forte dei Marmi oggetto di una plusvalenza da un milione. Il sospetto è che la compravendita servisse a coprire i debiti di Visibilia

Daniela Santanché (foto Ansa)

Daniela Santanché (foto Ansa)

Forte dei Marmi (Lucca), 23 marzo 2024 – La Guardia di Finanza indagherà per riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta, condotta dalla procura di Milano, sulla villa in Versilia di Francesco Alberoni, acquistata da Dimitri Kunz D'Asburgo, compagno di Daniela Santanchè, e da Laura De Cicco, moglie del Presidente del Senato Ignazio La Russa per 2,45 milioni.

Sulla vicenda interviene la stessa Laura De Cicco: “Non ho alcuna difficoltà a dare informazioni –dice all’Ansa –  La mia partecipazione all'acquisto e rivendita della casa del compianto professor Alberoni è avvenuta tutta alla luce del sole e la plusvalenza a me riferibile - assai inferiore a quanto si legge, detratte tasse e spese per professionisti, notaio, manutenzione e miglioramento della villa da rivendere - è stata da me incassata ed è sempre rimasta nella mia disponibilità”.

Il caso fece scalpore perché l’immobile fu rivenduto gennaio dell'anno scorso, in meno di un'ora dal rogito, all'imprenditore Antonio Rapisarda per 3,45 milioni. Da quanto si apprende, le fiamme gialle sono state delegate ad indagare per riciclaggio sui flussi di denaro e la destinazione della plusvalenza di un milione e verificare se, parte della somma, sia servita per coprire i debiti di Visibilia.

Il sospetto dei pm di Milano Marina Gravina e Luigi Luzi, con l'aggiunto Laura Pedio, titolari del 'pacchetto’ di indagini che riguarda o sfiora la ministra di Fratelli d'Italia, è che la cifra sia stata divisa in parti uguali. L'inchiesta è stata aperta dopo la trasmissione di una segnalazione da parte dell'Antiriciclaggio di Bankitalia, e per mesi è rimasta sullo sfondo. Ora, però, con la delega alle Fiamme Gialle è iscritta per riciclaggio in modo da poter approfondire l'origine e la destinazione del denaro attorno a cui è ruotato l'affare.

Affare che comincia con un preliminare, nel luglio di due anni fa, per l'acquisto da parte del compagno della senatrice e della moglie di La Russa della villa - 350 metri quadrati su tre livelli con giardino e piscina e oneri legati a lavori di manutenzioni e beghe ereditarie - per 2 milioni e 450 mila euro. Villa che il giorno del rogito, racconta il canovaccio su cui si sta lavorando, è stata rivenduta in meno di un'ora all'imprenditore Antonio Rapisarda ma a 3 milioni e 450 mila euro. Una plusvalenza su cui ora si vuol vedere chiaro: si vuole accertare la provenienza dei soldi usati per l'acquisto e dove siano finiti.

Sul fascicolo c'è stretto riserbo. Si sa solo che si sta valutando di sentire Rapisarda. Questa mattina, intanto, in Procura si è tenuta una riunione tra i due pm e l'aggiunto per fare il punto della situazione sui vari filoni di indagine. Quello che riguarda la truffa aggravata per la Cassa integrazione a zero ore chiesta e ottenuta per 13 dipendenti di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria quando in realtà hanno lavorato, vedrà ulteriori verifiche su presunti mancati versamenti di contributi previdenziali per oltre 120 mila euro.

Una cifra che potrebbe aumentare in quanto è stato chiesto all'Inps di accertare a quanto ammonta effettivamente l'importo dovuto. Qualora venga notificato un verbale di contestazione da parte dell'ente previdenziale, ci sarà tempo tre mesi per sanare la situazione, altrimenti saranno nuovi guai giudiziari. Dovrebbe, invece, slittare a dopo Pasqua la conclusione dell'indagine, sempre su Visibilia Editore, in cui la senatrice di Fdi, il compagno, la sorella e altre persone, rispondono di falso in bilancio. Quanto a Ki Group, società della galassia tempo guidata dalla ministra e che da gennaio è in liquidazione giudiziale, i pubblici ministeri sono in attesa della relazione del curatore per poi eventualmente effettuare iscrizioni per reati fallimentari.