REDAZIONE VIAREGGIO

Vivere e ambientarsi in una Rsa

Un uomo anziano racconta la sua esperienza alla Villa Alfieri di Lido di Camaiore, dove inizialmente si sente spaesato ma trova conforto e famiglia.

di Angelo Landi*

LIDO DI CAMAIORE

Quando una persona entra per la prima volta a Villa Alfieri, Rsa di Lido di Camaiore, pensa subito a telefonare a casa come ET l’extraterrestre. "Telefono casa". Il suo primo desiderio è quello di contattare le persone conosciute di casa sua, sentendosi spaesato nella nuova realtà. E parla, e non sa rispondere alla domanda più semplice: "Perché sono qui e non a casa? Prima ero coi miei e ora mi hanno abbandonato in questo posto sconosciuto".

Finalmente realizza di non essere solo ma circondato da una folla di altre persone che si muovono a loro agio in questo bailamme. Poi si accorge che ci sono altre persone meno numerose, più giovani con una divisa bianca, rossa o azzurra, quasi tutte donne. Allora chiede a una signora con la divisa bianca dove si trova e perché. E la signora dice: "Io sono Barbara e siamo al secondo piano di una Residenza Sanitaria Assistita. Tu, come ti chiami? Angelo. Bene, Angelo. Nessuno ti ha abbandonato, anzi i tuoi cari che lavorano ti hanno affidato a noi per ogni cura, sanitaria e di attività ricreativa a secondo dei tuoi gusti e competenze. Tu cosa facevi nella vita lavorativa?",

Mentre Barbara mi sta parlando mi si avvicina una donna che si presenta: "Mi chiamo Mirte, sono la sarta della struttura. Mi diverto ancora a lavorare, ecco la mia macchina da cucire. Ho sentito che ti chiami Angelo. Piacere di conoscerti, staremo qui, insieme agli altri, e presto sarai capace di muoverti agevolmente tra i vari piani. La nostra carrozzina a rotelle ci aiuterà a muoverci liberamente dentro e fuori la struttura come il lunedí, quando portano qualche ospite al mercato settimanale di Lido". E dopo aver preso confidenza con la struttura e a muovermi per i piani con i due ascensori, arrivò il lunedí del mercato quando l’animatrice Antonella mi portò per la prima volta fuori, al mercato. E chi fu a spingere me e la carrozzina? Quella che sarebbe diventata dopo sette anni di Villa Alfieri una sorellina per me, Vanna Vanni, volontaria dell’Alfieri, quella che per me era diventata Casa. Io, ET, Alfieri telefono Casa. E poi venne il Covid e altre malattie che si portarono via molte persone care. Ma la vita continua coi suoi tanti ricordi e realtà di tutti i giorni. Viva ET e viva l’Alfieri, casa mia.

*nostro lettore