Tommaso Strambi
Politica

Questione di punti di vista

Una storia di vita quotidiana tra sicurezza e sociale

Polizia Municipale

Agenti della Polizia Municipale

Viareggio, 4 agosto 2024 – Avete mai provato a cambiare punto di vista? Non, a cambiare idea che è cosa completamente diversa e che, come avvertiva lo scrittore James Russell Lowell, è riservata solo «ai morti e agli stupidi». No, quello che intendiamo è proprio guardare ad un fatto con un punto di vista opposto rispetto a quello con cui lo faremmo abitualmente. Non è semplice. Anzi, richiede quella capacità di non fermarsi all’apparenza, a non essere banali. La storia è questa. C’è una donna che entra in supermercato e ruba qualcosa da bere. Esce, non vista, e ripete la stessa cosa in un altro market. Solo che questa volta qualcuno se ne accorge e chiama le forze dell’ordine. Interviene la polizia municipale che la prende in consegna. E qui c’è il primo stop. La donna fa resistenza, consuma abitualmente cocaina e prima del furto ne ha assunta parecchia ed è iperattiva: gli agenti, nel cercare di non provocarle ferite, finiscono per rimanere contusi loro. Ma alla fine riescono a portarla via senza farle del male. E avviano tutta la trafila per arrivare davanti al giudice affinché la processi per direttissima. Tuttavia la donna sostiene di essere incinta e quindi in teoria non può essere arrestata. È necessario quindi sottoporla a visita per verificare che sia davvero in stato interessante: viene fuori che la pancia non è un bambino ma una cirrosi epatica avanzata. Nel frattempo dai controlli alle banche dati risulta essere diventata madre undici volte, oltre ad avere ben diciassette alias. Ora se ci limitiamo ai fatti, la prima cosa che ci viene in mente è l’insicurezza e l’incapacità degli organi proposti di intervenire rapidamente e di applicare la legge. Che è opinione generalizzata e assai diffusa. Poi c’è l’altra faccia della medaglia: gli operatori che hanno messo a rischio la propria incolumità per dare una risposta che fosse seria e risolutiva, e la burocrazia che impiega decine di ore per espletare tutte le formalità richieste, alcune anche in contrasto tra loro. Infine c’è la donna, vittima, malata o ladra a seconda di chi guarda: che oltre tutto è residente e domiciliata in Comune diverso da quello dove abitualmente viene vista e, questa volta, fermata. Ma quindi perché è qui? La risposta è banale e disarmante «perché ci si sta meglio». «Qui – chiosano gli operatori – c’è un sociale che funziona, che offre un posto dove andare e, se serve, un pasto caldo». Eccolo il punto di vista completamente diverso. Eppure se ascoltassimo lo storytelling dilagante, a Viareggio sia la sicurezza che il sociale sono assenti o quasi. Forse è davvero il caso di imparare a guardare meglio e più a fondo. Solo così potremo dare soluzioni, senza pregiudizi.