Viareggio (Lucca), 5 febbraio 2020 - Il Festival della canzone italiana prima di diventare Festival di Sanremo, la rassegna di spettacolo più seguita in assoluto nel nostro Paese, si svolse per due edizioni a Viareggio. Ma cosa accade in quei due anni prima che un’assurda scelta facesse migrare in Liguria un evento così prestigioso?
Nel fervore dell’estate 1947, immediato Dopoguerra, il giornalista Aldo Valleroni (il giorno 20, lo ricordiamo, sarà il centenario della sua nascita) pensa di allestire una manifestazione insolita per quei tempi. Dovevano essere brani nuovi che avrebbero avuto successo nella stagione balneare. Viene redatto un bando di concorso, si contattano case discografiche. Per la curiosità il primo cantante che si propone è tale Tino Vailati.
Emerge subito la freddissima risposta della allora Azienda autonoma di soggiorno della Versilia che sarà la causa poi della migrazione. In questo 1947 il Festival non va in scena ma viene proposto uno spettacolo che trova l’entusiastica adesione di Alberto Sargentini alla guida del Carnevale. La spinta decisiva per creare il Festival vero e proprio arriva, era facile immaginarlo, da Sergio Bernardini, allora gestore della Capannina del Marco Polo.
E così nel 1948 arriva la prima edizione. La realizzazione oltre che da Bernardini e Valleroni è curata da Ruggero Righini, Aldo Angelici, Silvio Da Rovere, Giancarlo Fusco. Da Rovere prese contatti con la Rai e totale fu l’adesione della sede fiorentina dell’emittente nazionale che garantì la diretta radio della finale. Direttore d’orchestra era Francesco Ferrari che portò Brenda Gjoi, Narciso Parigi e Silvano Lalli. Il radiocronista Amerigo Lopez era il presentatore. Alla finale la giuria ammise 10 canzoni e la radiocronaca della finale fu molto problematica per i continui sbalzi della corrente elettrica. Decisivi degli accumulatori messi a disposizione dai militari Usa di Camp Darby.
La sera del 25 agosto 1948 alla Capannina del Marco Polo fu incoronato vincitore Pino Moschini con la sua "Serenata al primo amore".Ed eccoci alla seconda edizione. Visto il successo si sperava nei sostegni ma l’Azienda autonoma non garantì le 50mila lire di contributo. Bernardini dovette fare con le proprie forze. In questo 1949 ci sono più canzoni e più qualità e anche la Rai crede ancora di più nell’evento. Come l’anno precedente la finale è il 25 agosto, sempre alla Capannina del Marco Polo.
Vince il mitico Narciso Parigi scomparso proprio in questi giorni con “Il topo di campagna” un samba esplosivo e divertente scritto da Aldo Valleroni, motivo inciso poi per la Cetra da Francesco Ferrari e dal Quartetto Star. Ma l’avventura è prematuramente finita. Nel 1950 il festival viene annullato per motivi economici. Gli organizzatori da soli non ce la facevano più e furono amareggiati dalle parole dal marchese Bottini, direttore dell’Azienda autonoma. "Chi sono questi pazzi che cantano? Non bastano le canzoni del Carnevale? Sargentini pensi ai corsi di Carnevale". E alla Capannina del Marco Polo arrivò una mostra canina.