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Igor Graziani: Dalla Passione per il Calcio al Successo come Match-Analyst dell'Entella Chiavari

Igor Graziani, match-analyst dell'Entella Chiavari, racconta il suo percorso dal calcio giocato alla serie B.

Igor Graziani, match-analyst dell'Entella Chiavari, racconta il suo percorso dal calcio giocato alla serie B.

Igor Graziani, match-analyst dell'Entella Chiavari, racconta il suo percorso dal calcio giocato alla serie B.

Se fosse vissuto all’epoca di Vittorio Alfieri, sarebbe stato il testimonial perfetto della iconica ‘volli, fortissimamente volli’, ovvero raggiungere un risultato importante a tutti i costi, mettendo in gioco testa, cuore e sacrifici. Non è forse vero, Igor Graziani, match-analyst dell’Entella Chiavari, neo-promossa in serie B? Una carriera calcistica senza squilli di tromba – anche se in famiglia, il pallone è di casa, con l’appassionato babbo Vittorio, c’è uno zio, Paolo ‘Chiodino’ Mariani, che ha toccato la serie A – ma passione da vendere. E soprattutto un impegno costante, abbinato alla convinzione di credere ciecamente nelle proprie scelte.

Partiamo dall’inizio: chi è stato, come calciatore, Igor Graziani?

"Uno dei tanti, niente di speciale. Ma oltre a giocare, mi ha sempre interessato la preparazione delle partite, l’attenzione ai particolari della tattica. Ho giocato nel Versilia, nella Don Bosco Mazzola, nel Lido di Camaiore. Ho incontrato belle persone che mi hanno insegnato molto come Maurizio Adami e Giorgio Faccio. Poi c’è stata una prima svolta".

In che senso?

"Ho cominciato ad allenare i ragazzi del Camaiore e a collaborare con il tecnico della prima squadra bluamaranto Mirko Pieri. E’ proprio a Camaiore, che ho cominciato, per diletto, a guardare le partite con l’occhio del match analyst. Serve un’attenzione meticolosa ai particolari ma anche molta sensibilità nel rapportarsi con gli altri".

Ma come sei arrivato all’Entella Chiavari?

"E’ una storia lunga, fatta di fatica e di ‘scommesse’ sulla mia tenacia. Nel senso che ad un certo punto della mia vita, ho cominciato a lavorare in un negozio di biciclette a Forte dei Marmi, il Coppa Bike. Avevo saputo che a Verona, c’era un corso di formazione per match analyst e non volevo perderlo".

Come hai fatto?

"Mi hanno dato del matto.... In effetti un po’ è stato così: andavo al lavoro fino alle 13 poi in treno raggiungevo Firenze, ancora treno per Verona: arrivavo verso le 18, il corso iniziava alla 18,30. Con il monopattino, raggiungevo la sede delle lezioni. Un paio d’ore. Poi di nuovo in treno, per tornare a casa. Arrivavo a Pietrasanta intorno alle 5. Leggero riposo. Poi al lavoro. Per fortuna il corso durava due mesi, tre giorni la settimana....".

E dopo il corso?

"A Coverciano, siamo negli anni prima della pandemia, hanno indetto il primo corso per match-analyst: ho partecipato, mi sono classificato al terzo posto, i primi due avevano già un incarico... Il direttore del corso mi contattò dicendomi che l’Entella cercava una figura professionale, un match analyst da inserire nello staff: feci la scelta della vita di cui non mi pento".

A Chiavari avete vissuto una stagione splendida?

"Certamente. Una vittoria meritata, con un bell’ambiente a misura d’uomo: da qualche anno facevo parte dello staff, cercando sempre di assolvere ai miei compiti con la massima professionalità. C’è bisogno di un continuo aggiornamento, ma soprattutto è importante avere il tatto e la sensibilità per confrontarsi con il gruppo".

Leggere da match analyst una partita, non è come giocarla in campo?

"Sì, sono due aspetti diversi ma se fai bene il tuo lavoro, se hai letto con attenzione i movimenti degli avversari nei video su cui hai lavorato nella preparazione della partita, se cogli gli errori dei tuoi giocatori e ne parli con l’allenatore, puoi garantire un importante supporto perché la tua squadra faccia centro".

E in questa stagione, l’Entella Chiavari ha fatto bingo con pieno merito.

G.L.

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