
L’allenatore Cristiani festeggia coi suoi ‘senatori’ Borgia Chiaramonti Zambarda
Pietro il Grande, lo zar di... Camaiore! Fra i principali artefici della trionfale cavalcata che ha portato il Camaiore a vincere l’Eccellenza in scioltezza (con 5 giornate d’anticipo rispetto alla fine del campionato) c’è senza dubbio alcuno il tecnico Pietro Cristiani. Il 43enne allenatore di Staffoli la promozione diretta in Serie D l’aveva già conquistata tre anni fa col Tau Altopascio. Adesso ci racconta le sue sensazioni in questa bella intervista.
Pietro quando arrivasti in bluamaranto il 31 ottobre 2023, dopo l’esonero di Polzella, dicesti subito che a Camaiore vedevi qualcosa di speciale.
"È vero. Quando entri dentro allo stadio Comunale lo respiri subito che è un ambiente da “D“. Il Camaiore probabilmente era nel mio destino... e da sempre mi attraeva tanto come piazza. Sono molto contento e orgoglioso di quello che abbiamo fatto qui grazie ad un grande lavoro di staff. Ero in debito con Camaiore perché qui avevano creduto in me quando ero a piedi. Sono felice di avere ripagato la fiducia della famiglia Pardini".
Lavoro. Questa è stata la chiave del vostro successo?
"Sicuramente. Anche nella sosta invernale abbiamo chiesto ai ragazzi tanti sacrifici. Nemmeno in Serie D ho fatto lavorare così tanto fisicamente una squadra durante le settimane. Ma era l’unico modo, essendo una squadra vecchia. Altrimenti si rischiava di andare piano. Abbiamo spinto davvero parecchio. E non ci siamo mai lamentati quando abbiamo avuto i problemi, le malattie e le squalifiche".
Tanti davano per scontata questa vittoria di campionato.
"Lo so... ma non condivido questo pensiero diffuso. Il lavoro che c’è stato dietro è stato sottovalutato. La macchina che avevamo chiavi in mano era sicuramente molto potente ma poteva andare anche fuori giri... come altre macchine hanno fatto quest’anno. Noi siamo stati bravi a guidarla. Tenere ogni domenica fuori tre o quattro titolari in questa categoria vi assicuro che non è per nulla cosa facile".
È stato l’ingrediente vincente di una rosa formidabile?
"Far credere ai ragazzi che era giusto che stessero fuori in quella partita specifica, inculcandogli il concetto che era più importante subentrare e fare la differenza rispetto a partire dall’inizio, senz’altro è stata la cosa più dura. Ma riuscita e vincente".
La partita della svolta?
"La prima di campionato a Perignano, dopo la scoppola in Coppa col Viareggio, è stata la più delicata. Poi quando vincemmo 2-0 a Viareggio in campionato ho capito che eravamo forti. Che avremmo vinto il campionato invece l’ho capito dopo il 3-0 a Ponsacco in inferiorità numerica nella penultima di andata".
E avete riportato la gente.
"La soddisfazione più bella è stata questa. Quando siamo arrivati un anno e mezzo fa c’erano 5 tifosi allo stadio. Ora e per tutto il girone di ritorno c’è sempre stata la tribuna piena".
Simone Ferro
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