Firenze, 29 ottobre 2021 – Ci sono oggetti così comuni che sembrano essere con noi da sempre. Invece, la loro nascita, ha segnato un’autentica rivoluzione. È stato così anche per la mitica penna a sfera, che oggi portiamo distrattamente nei taschini, in borsa, a margine dei taccuini e che non può certo mancare, di vari colori, negli astucci di scuola.
La sua storia è curiosa, come quella del suo inventore: Làszlò Jòzsef Birò, che per la scrittura aveva un debole, essendo giornalista. Ma detestava sporcarsi le mani e provava un enorme fastidio per le macchie: sensazione che sperimentò molte volte, essendo redattore e anche pittore (oltre che iponotista e persino pilota di corse). Insieme al fratello Gyorgy, intorno alla fine degli anni trenta creò la penna a sfera, che da lui prese il nome senza l’accento: la ‘biro’. Pare che la prima intuizione del meccanismo, sia scaturita osservando alcuni bambini che giocavano in strada. Dal rotolare di una palla che, uscendo da una pozzanghera, lasciava una scia sulla strada, Birò intuì che questo principio potesse valere anche per l’inchiostro.
Fino a quel momento, per dedicarsi alla lenta e laboriosa attività di scrittura, si erano usate le piume d’oca, con l’aggiunta di un pennino all’estremità che si intingeva in uno scomodo calamaio. Il grave inconveniente era dato dalle fastidiose macchie d’inchiostro, che doveva asciugarsi bene, e a lungo, se si volevano evitare quelle terribili sbavature che rendevano illeggibile quanto si era appena scritto. I fratelli Bíró pensarono allora di ingegnarsi per trovare una soluzione a questo problema non da poco, provando a sostituire il tipo di inchiostro che si usava fino ad allora, con quello delle rotative che stampavano i giornali. Il nuovo liquido era però viscoso e rendeva difficoltosa e poco fluida la scrittura. Così a Bíró venne un’altra idea, semplice e geniale: quella di inserire all’interno della punta una piccola pallina metallica, così da permettere la distribuzione omogenea dell’inchiostro, con lo stesso principio che permetteva ai cilindri rotanti di stampare la carta dei giornali. Era nata la penna a sfera, destinata a segnare l’era moderna.
I costi di produzione, almeno all’inizio, erano piuttosto alti: il primo esemplare che venne messo in vendita il 29 ottobre 1945 in un grande magazzino di New York, al prezzo di 12,50 $, risultava a tutti gli effetti un prodotto d’élite. L’idea di Birò, nonostante fosse valida, aveva bisogno di essere perfezionata sotto vari aspetti. Ad esempio, per scrivere in modo uniforme, la pallina metallica doveva avere fattezze precise. E poi c’era il problema della giusta viscosità dell’inchiostro, risolto dai due fratelli dopo diversi esperimenti. A quel punto però, ci mise lo zampino la grande storia. Era infatti alle porte la Seconda Guerra mondiale, e i due fratelli, essendo di origini ebraiche, per scampare alle persecuzioni naziste furono costretti a fuggire prima in Spagna, poi in Francia e infine in Argentina. Non potendosene più occupare, cedettero il brevetto al barone italiano, naturalizzato francese, Marcel Bich, che riuscì a produrre una penna abbattendo i costi del 90%. Il nuovo esemplare risultava pratico, maneggevole e soprattutto economico: perfetto per essere commercializzato, cosa che avvenne rapidamente in tutto il mondo. La prima penna a sfera venne presentata al grande pubblico nel 1945, in Argentina, col marchio Eterpen, ma dopo poco venne associata al nome di Bich, che, neanche a dirlo, grazie alla “Bic” vide crescere a dismisura in breve tempo la propria fortuna.
La “rivoluzione” della biro, pur avendo segnato un’evoluzione dello strumento di scrittura, non ha mandato del tutto in soffitta la “vecchia” stilografica, che resta ancora oggi tenace amica di raffinati nostalgici. Grazie a questa invenzione, la penna è divenuta commerciale, a basso prezzo, ha trovato diffusione mondiale. È arrivata negli uffici, si è fatta tascabile, ha affinato la punta e gli inchiostri, da quelli ecologici a quegli ‘invisibili’. È arrivata persino nello spazio, a bordo della navicella Soyuz per verificare se si riuscisse a scrivere senza usare un serbatoio d’inchiostro pressurizzato. Esperimento riuscito, con l’astronauta Pedro Duque che, segnando i propri appunti, constatò: “Non smette di funzionare”. Nell’epoca dei computer e della digitalizzazione, anche se l’inchiostro non serve quasi più, l’archetipo di comunicazione è rimasto, perpetrando anche nell’attuale tempo tecnologico il proprio compito iniziato migliaia di anni fa. Non è scomparsa la penna, anzi è divenuta componente essenziale di display, tablet e palmari. Che fine ha fatto invece il suo inventore? Se Bich in breve tempo divenne ricchissimo, Bíró morì invece povero a Buenos Aires il 24 ottobre 1985. Ma siccome il valore di un uomo si misura in base a ciò che ha fatto e non a quanto ne ha ricavato, in Argentina si è scelto di festeggiare il ‘Giorno degli inventori’ il 29 settembre: il giorno del compleanno di Birò, il papà sfortunato della penna a sfera.
Nasce oggi
Winona Ryder nata il 29 ottobre 1971 a Winona, Minnesota. L’attrice statunitense raggiunge la fama internazionale nei primi anni novanta, partecipa a numerosi film di successo che l’hanno resa famosa in tutto il mondo.